“Future reloaded”, un regalo per i 70 anni della Mostra

70 cineasti di tutto il mondo hanno realizzato altrettanti micro-metraggi per "Venezia 70 Future Reloaded"


VENEZIA – Il futuro del cinema è un mondo di telefonini e I-pad puntati su qualsiasi cosa e dunque sul nulla, occhi troppo aperti o troppo chiusi e sogni che continuano a scorrere come film nelle profondità della mente, a dispetto di tutto. Ma è anche un mondo di bambini appena nati e già divini e di vecchi decrepiti e ancora coraggiosi. Non è molto rosea, insomma, ma è poetica e a suo modo vitale, l’immagine dell’avvenire della settima arte che emerge da Venezia 70 Future Reloaded, il montaggio di 70 micro-metraggi realizzati da 70 registi per celebrare il 70° compleanno del festival più antico del mondo. Un regalo, come lo definisce il presidente Paolo Baratta, perché i filmini sono tutti rigorosamente autoprodotti da chi li ha realizzati con mezzi più o meno artigianali, e i cineasti non potranno neppure essere invitati al Lido, a meno che non siano qui per altri motivi, perché sono troppi e sarebbe troppo costoso averli tutti.
Con stili e gusto assai differenti, a volte costruendo vere e proprie storie di fiction (con una certa prevalenza della fantascienza), a volte puntando sul mistero, spesso con uno sguardo autobiografico e ironico, come accade nello splendido Scarpette rosse di Bernardo Bertolucci, dove possiamo quasi toccare con mano il faticoso percorso della sedia a rotelle del regista sui sampietrini sconnessi di Roma sulle note di una canzone di Charles Trenet, Je chante. Catherine Breillat e James Franco, Krzyzstof Zanussi e Pablo Trapero, Edgar Reitz e Abbas Kiarostami hanno accettato la sfida di esprimere in un massimo di 90 secondi la loro idea di cinema componendo un affascinante mosaico in cui autori celebrati e giovani di talento, uniti dal fatto di aver partecipato almeno una volta alla Mostra negli ultimi vent’anni, si confrontano con la magia e la perdizione del cinema non di rado usando materiali d’archivio e spezzoni di vecchi film con molti riferimenti al muto (Franco Maresco, Shirin Neshat, Abbas Kiarostami). Con tanti curiosi rispecchiamenti. Per ben due volte sentiamo Doris Day cantare Que serà serà, nell’episodio di Frédéric Fonteyne e in quello di Pablo Trapero. I telefonini abbondano ovunque. Le soggettive prevalgono. Non mancano immagini di guerra (la Siria di Hala Alabdalla, la Spagna della guerra civil cantata da Pablo Neruda nel corto di Teresa Villaverde). Salvatore Mereu rende omaggio a Vittorio De Seta e a un’immagine arcaica e ipermoderna della Sardegna con due generazioni a confronto, Davide Ferrario ricorda lo splendore dei cinema all’aperto ma dentro un tessuto urbano ipermoderno e anonimo, Kim Ki-duk offre il film alla sua anziana madre che cucina per lui un cavolo in uno dei corti più poetici, Pablo Larrain si affida alla potenza del windsurf, Edgar Reitz rielabora Franz Kafka, Walter Salles sposta l’azione a Piazza San Pietro durante l’elezione di Papa Ratzinger e poi di Bergoglio, dove ormai i fedeli sono tutti armati di tablet e smartphone e nessuno guarda e si lascia guardare. Tanti gli italiani con Ermanno Olmi che rievoca il fascino della moviola, il giovane Guido Lombardi di Là-bas che si improvvisa attore in un buffo happy end con bacio cinematografico; e ancora Michele Placido, Giuseppe Piccioni, Antonio Capuano, Pietro Marcello e Franco Piavoli. Venezia 70 Future Reloaded, che dura 120’, sarà proiettato per quattro volte durante la Mostra e subito dopo sarà visibile gratuitamente sul sito labiennale.org in streaming, anche singolarmente, insieme a fotografie e documenti conservati nell’Archivio storico della Biennale (ASAC) e a 40 frammenti estratti dall’Archivio del Luce che documentano diverse edizioni della Mostra dalle origini a oggi. 

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28 Agosto 2013

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