C’è chi dai propri genitori prende carattere, altezza, colore degli occhi e c’è invece chi come August eredita un talento. Un amore per la musica nutrito negli anni non da lezioni di piano e ore di solfeggio ma dal rumore del vento, il suono delle campane, lo scorrere dell’acqua. Una passione quella di August che non solo lo metterà in luce come merita nel mondo della musica ma che si rivelerà anche utile quando il ragazzino deciderà di rintracciare i suoi genitori, due persone che lui pur essendo stato abbandonato alla nascita, afferma di sentire vicine. E’ questa la trama di August Rush, film diretto da Kirsten Sheridan proiettato in anteprima mondiale alla Festa di Roma nella sezione di Alice nella città in cui accanto a Keri Russell, Jonathan Rhys Meyers e Robin Williams, recita Freddie Highmore, il dodicenne che Johnny Depp volle ne La fabbrica di cioccolato ma anche il protagonista di Arthur e il popolo dei Minimei. Cresciuto in una famiglia molto attiva nel mondo dello showbusiness con un padre e un fratello attori e una madre tra le agenti più in vista d’Inghilterra, al punto da poter vantare tra i suoi clienti Daniel ‘Harry Potter’ Radcliffe, Freddie oggi ha presentato August Rush facendo due chiacchiere con noi.
Sei molto giovane e molto richiesto. Presto ti vedremo nel fantasy The Spiderwick Chronicles nella parte addirittura di due gemelli. Che stile di vita conduci?
Non faccio niente di strano. Fuori dal set sono un ragazzino come tanti continuo ad andare a scuola e quando posso gioco a football.
Che sfide hai dovuto affrontare per interpretare il ruolo di August?
Sicuramente quelle legate alla musica come imparare a suonare un po’ la chitarra e a dirigere un’orchestra. Capire che gestualità usare e come farlo non è stato facile, ma mi sono divertito.
Sul set eri il più giovane. Nessuno dei tuoi colleghi ti ha dato dei consigli?
No, non credo molto in questo genere di cose, Suggerendo a un attore di recitare in un modo, anziché in un altro, s’interferisce sulla sua performance. E in generale non penso che esista un’età giusta per stare sul set.
Puoi avere l’esperienza che ti serve per un ruolo anche da piccolo. Dove trovi l’ispirazione per recitare allora?
Fa parte della magia che sta dietro alla recitazione. Quando leggi una sceneggiatura non capisci subito tutto del ruolo. E’ un processo graduale che avviene in maniera misteriosa. Di base bisogna essere sereni. Avere una famiglia che ti sostiene e un ambiente armonioso è fondamentale per dare il meglio di sé.
Tra i tuoi progetti futuri c’è il doppiaggio del cartone Eddie Dickens and the Awful End, di cui non si conosce ancora l’uscita. Girerai qualcosa a breve?
No, in verità non sarò in Eddie Dickens and the Awful End. Mi contattarono solo all’inizio del film ma non se ne fece niente. Ma la voce la presterò comunque. A breve sarò Pantalaimon, un personaggio in computer grafica nel fantasy di Natale La bussola d’oro.
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