Nella sua villa sull’Appia Pignatelli ci sono centinaia di foto. Un pezzo di storia del teatro, della lirica, del cinema, in una parola della cultura del Novecento. Bob Kennedy e Liza Minnelli. Liz Taylor e Richard Burton, che spesso hanno soggiornato in questa casa, passando le serate a litigare e fare pace. Barbra Streisand e Franca Valeri. Sophia Loren e Anna Magnani. Rina Morelli e Alberto Sordi. Tutti amici di Franco Zeffirelli. Che ora ha aperto le porte ai giornalisti per spiegare come mai abbia voluto fare un libro su Francesco, il santo di Assisi. Il volume, edito da De Luca Editori d’Arte, che raccoglie le fotografie del suo Fratello Sole Sorella Luna, è in qualche modo attuale nonostante siano passati quarantadue anni da quel film. “Stavo attraversando un periodo colmo di incertezze su cosa amare, a cosa dedicare i miei dubbi, quando la decisione della Chiesa di eleggere Bergoglio, un personaggio fino ad allora poco conosciuto, mi ha colpito profondamente. Ho ritrovato a poco a poco quella certezza e quella fiducia che sono l’essenza dello spirito francescano”. Dedicato al nuovo Papa, il libro, che ha l’introduzione di Francesco Alberoni, una scheda critica di Annamaria Piacentini, e contributi di Padre Fortunato e dello storico Don Felice Allocca, sarà presentato presto allo stesso pontefice dal regista fiorentino. Che a 91 anni ha acquistato una dolcezza inaspettata. Lo conoscevamo per la sua vis polemica che sembra ora stemperata da uno sguardo più tollerante, ma non senza qualche guizzo di ironia toscana, che traspare mentre coccola uno dei suoi cani, Dolly.
Zeffirelli, come mai è tornato a Francesco proprio adesso?
Sono stato affezionato a Francesco fin da bambino. Mia nonna mi diceva: “Fai la preghierina a San Francesco che ti risolve tutto”. E questo film, Fratello Sole Sorella Luna è uno dei miei preferiti con Romeo e Giulietta. Ma è stato questo Papa a darmi la spinta. San Francesco è il santo che Dio mette sulla nostra strada per soccorrerci e da lui ha preso il nome un Papa sciatto che parla come una comare, ma che sa arrivare a tutti. Se la Chiesa ha partorito quest’uomo così fuori dagli schemi, mi sono detto, è perché c’era la necessità di rendere più semplice la vita dei cristiani, di umanizzare. Bergoglio aveva espresso simpatia per me quando era ancora in America Latina. Vide Fratello Sole Sorella Luna e mi disse: “Finalmente qualcuno che ha l’atteggiamento giusto verso noi preti”.
Questa casa è piena di ricordi, quasi un museo in cui è possibile ripercorrere la sua straordinaria carriera tra cinema, teatro e lirica.
Entrare a casa mia è come entrare in una cappella. Ogni cosa qui mi ricorda quello che ho creato insieme a tutti questi amici. Ma lavorare con loro richiedeva anche una certa dose di carattere, bisognava avere le palle.
C’è qualcuno che le ha dato particolarmente filo da torcere?
Da giovane sì, poi non più. Però Mel Gibson è uno str… diciamolo pure. Voleva essere cattivo per forza, ma alla fine ha fatto un Amleto bellissimo.
Chi ricorda con speciale affetto?
Molti se ne sono andati, mi hanno preceduto ma lasciano una scia molto bella. In questa casa sono passati anche Mick Jagger e la regina Elisabetta che mi ha mandato l’ordine della giarrettiera. Con gli inglesi ho avuto un rapporto speciale, fin da quando ero ragazzo, a Firenze. Durante la seconda guerra mondiale feci da interprete delle guardie scozzesi quando ero nella resistenza con i cattolici di La Pira. All’inizio gli scozzesi non si fidavano di me, giustamente, poi mi presero come jolly. Ma con l’Inghilterra ho una lunga storia: Il teatro inglese mi ha aperto tutte le porte.
Si farà la Fondazione Zeffirelli a Firenze?
È inaudito che si trascuri chi come me è stato al servizio dell’arte e del bello in tutti i modi. Firenze è una città difficile, superba, arrogante, piena di tesori com’è. Io vorrei lasciare tutto quello che posseggo a loro, ma non so se si potrà fare. Mi piacerebbe anche realizzare un video omaggio a Firenze come feci per Roma, ma non si riesce: Firenze non è aperta come Roma.
Ora il sindaco è diventato premier. Che ne pensa?
Matteo Renzi fa paura a tutti, perché rompe le regole. Vedremo se avrà la forza di sostenere tante critiche. Finora ha scansato molti pericoli ma non è ancora arrivato al nocciolo del male. Bisogna aiutarlo in tutti i modi… Ma non mi fate pensare alla politica italiana perché svengo.
Vede tra i registi più giovani un erede della linea Visconti-Zeffirelli? Magari Luca Guadagnino.
Mi sa di no. Ci sono talenti che vibrano però poi…
Ha visto La grande bellezza? Conosce Sorrentino?
No. Non ho visto niente di Sorrentino.
Ha rimpianti? Qualcosa che avrebbe voluto fare diversamente se tornasse indietro?
Sarei molto ingiusto ad avere rimpianti, ho fatto tutto quello che volevo. Il rammarico è non aver visto la cultura fiorire come avrei voluto. E pensare che i giovani avrebbero tanto talento da offrire, ma vedo invece grande confusione. Il dilettantismo profana un po’ tutto.
Ha una sceneggiatura nel cassetto?
C’è un film che avrei sempre voluto fare, su Michelangelo e Leonardo, i grandi fiorentini: è un progetto che mi ha ossessionato tutta la vita, ho scritto 6 o 7 sceneggiature. Ma i produttori non hanno mai avuto il coraggio di farlo.
Lei ha avuto un rapporto molto controverso con la critica italiana, che spesso non l’ha sostenuta nonostante i grandi successi internazionali.
Non voglio rivangare il periodo in cui l’ateismo si è impossessato dell’opinione in Italia, quando una falsa cultura marxista ha dettato le regole del parlare e dello scrivere…
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