Dopo qualche settimana di riflessione, Franco Zeffirelli ha deciso definitivamente di non accettare la presidenza di Rai Cinema, a causa dei numerosi impegni professionali che gli impediscono di poter ricoprire un incarico tanto gravoso. Tamtam l’ha raggiunto per un breve commento.
Zeffirelli, quali sono i suoi prossimi progetti artistici?
L’11 maggio sarò a Mosca per inaugurare una mostra e una retrospettiva che mi hanno dedicato nel Museo di Puskin. Subito dopo, a metà giugno, sarò impegnato per dirigere a Verona la Butterfly; infine, a gennaio, partiranno le riprese del mio nuovo film intitolato I Fiorentini e prodotto da Rai Cinema: racconterò un periodo eccezionale della storia italiana, che va dal 1501 al 1504, quando Michelangelo scolpiva il David e Leonardo dipingeva La Gioconda. Ma c’era anche Niccolò Machiavelli e dal suo incontro con Leonardo nacque il progetto di deviare il fiume Arno, affinché le sue acque non passassero per Pisa, con l’intento di migliorare, così, la qualità dei terreni circostanti. Il progetto, che venne iniziato nel 1503, fu però un fallimento. I Fiorentini racconterà questo e altro: sarà un film ad alto budget e cercherà di rappresentare un’epoca ricchissima dal punto di vista dell’arte e delle scoperte. Sarà un kolossal, nel quale spero di dirigere molti bravi attori, come Jeremy Irons.
La presidenza di Rai Cinema la considera quindi un capitolo chiuso?
Sicuramente sì. Ho ringraziato coloro che mi hanno proposto questo importante incarico, ma ho anche pregato loro di non insistere, è un posto di grande responsabilità. Mi dispiace, tuttavia, non poter dare il sostegno a questo nuovo corso politico, ma potrò comunque farlo dall’esterno. In ogni caso, se avessi voluto ancora impegnarmi in queste cose mi sarei già ricandidato come senatore.
Lei ha diretto nel 1977 “Gesù di Nazareth”, un film che è stato visto da oltre due miliardi e mezzo di spettatori: perché in tutto il mondo, ma soprattutto in Italia, i film su Cristo hanno sempre tanto successo, compreso “The Passion” di Gibson?
Ho già detto che vedendo quelle sofferenze nel film di Gibson, si penserà che la colpa è degli Ebrei: si potrebbe, così, rischiare di tornare indietro di secoli. Ho diretto Mel in un Amleto e conosco la materia avendo girato il Gesù di Nazareth. Credo che Gibson abbia fatto una grande operazione commerciale. Io sono profondamente cattolico e quando mi chiesero di fare il film su Cristo, stavo per rifiutare. Ma poi, immaginando che qualcun altro l’avrebbe fatto, e chissà come, al mio posto, accettai. Scelsi Robert Powell, a differenza di Pasolini che nel Vangelo secondo Matteo diresse uno sconosciuto al quale fu costretto a dare poi la voce di Enrico Maria Salerno. Furono momenti straordinari, impossibili da dimenticare: sul set si respirava spesso un’atmosfera di grande misticismo. Credo che il pubblico non si stancherà mai di vedere la Vita e la Passione di Gesù, soprattutto se viene realizzata con sacro rispetto e con amore per la verità.
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