Franco Nero


Appena tornato dall’America, dove ha mietuto succesi di critica e pubblico, il leggendario attore Franco Nero ha presentato a Roma il suo primo film da regista. S’intitola Forever Blues, è prodotto dalla Factory Film con Rai Cinema e il contributo della Regione Calabria, diretto e interpretato dall’attore stesso, con Minnie Minoprio, Paola Saluzzi, Guia Quaranta e il piccolo Daniel Piamonti. Dopo la prime mondiali di Broadway, Washington e Los Angeles, il film uscirà ora nelle sale italiane venerdì 17 marzo.

La passione per il blues, l’adorazione per Louis Armstrong e l’amore per i bambini, soprattutto quelli nati da famiglie difficili, sono i temi centrali del film di Franco Nero, apprezzato da personaggi come Taylor Hackford, Quentin Tarantino e Russell Crowe.

 

Franco Nero, come è nata l’idea del film?

Il film racconta la storia di Luca e Marco, un trombettista (da me interpretato) che ha perso l’entusiasmo e un bambino cresciuto da un padre violento e una madre che non riesce a ribellarsi. L’incontro fra queste due solitudini daranno vita ad una profonda amicizia che restituirà vitalità al musicista e la guarigione a un bambino votato all’autismo. Quando sono venuto a Roma ho cominciato a lavorare in una comunità per bambini con problemi familiari: questa mia esperienza insieme al mio amore per il cinema e per il blues emerge nel film, che uscirà nel weekend della della festa del papà. Proprio perché il trombettista, incontrando il bambino, riscopre in sé la sua infanzia mancata, stabilendo con lui quel rapporto paterno che il ragazzino non ha mai conosciuto.

 

Quali sono stati i suoi riferimenti cinematografici?

Clint Eastwood, con Million dollar baby ha realizzato una storia simile alla mia, ambientata però nel mondo della boxe, con un allenatore senza più ambizioni che, incontrando questa giovane donna, stabilisce con lei un rapporto padre-figlia. Quel film è più violento perché c’è di mezzo la boxe, mentre il mio è più poetico perché parla di blues. E’ un omaggio al leggendario Louis Armstrong, che aveva un magnetismo incredibile, suonava la tromba in maniera fantastica ma aveva anche una voce straordinaria. Siamo riusciti persino ad inserire un pezzo di Armstrong nel film, tratto da un suo concerto degli anni Cinquanta a Stoccolma. Lo ha ripulito Lino Patruno che cura tutta la colonna sonora del film. Ma tutti veniamo influenzati dalla musica, dai film o dai libri che ci piacciono da giovani. Io ero innamorato del trombettista interpretato da Montgomery Clift in Da qui all’eternità , un ruolo che non avevo mai interpretato finora. In più c’è il blues, una musica straordinaria. Il tutto ambientato in una provincia italiana non identificata, ma è la provincia del mondo dove tutti sognano di andare altrove e di uscire dalla monotonia.

 

 

Perché film indipendenti e a basso costo, come il suo, oggi hanno più successo di quelli realizzati dalle major?

Uno dei motivi è senza dubbio legato al fatto che con i piccoli film si è più liberi di lavorare, non bisogna sottostare alle leggi di mercato, ma solo alle proprie idee personali e, alla fine, questo ripaga. Nel senso che si riesce ad essere più veri e a toccare così il cuore del pubblico.

 

Quali saranno i suoi prossimi progetti?

Ho in cantiere uno spaghetti western, un omaggio a Sergio Leone. Sarà un western tradizionale, dal titolo L’angelo, il bruto, il saggio, e io sarò l’angelo. Lo gireremo in Spagna, nel villaggio dove girò Sergio Leone, in Almeria. Spero che faccia pure riflettere, visto che sarà dalla parte degli Indiani e degli oppressi.

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09 Marzo 2006

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