Franco Bertini


Qualcuno l’ha già definito il nuovo Nanni Moretti. Lui, Franco Bertini, 36 anni, di mestiere attore e sceneggiatore (sue le storie di Crack e Poliziotti), ringrazia ma, prudentemente, resta lontano da paragoni eccellenti.
Le luci della ribalta per lui si sono accese quando il suo film, Tutto a posto, è stato proiettato in occasione di uno dei “martedì di Cinecittà”, gli incontri che la Hollywood sul Tevere dedica a opere girate in digitale. Il successo è stato immediato.

Ti aspettavi tanti consensi?
Assolutamente no. Ho fatto a lungo teatro, scritto decine di sceneggiature e ogni volta me le sono viste rispedire al mittente. Eppure ero convinto di avere talento e continuavo a pensare che fossero gli altri a sbagliare. Insomma ero il classico incompreso e frustrato.

È per questo che hai deciso di fare un film in digitale?
Se mi fossi messo a cercare un produttore per Tutto a posto, non avrei concluso niente. Allora ho comprato una videocamera digitale nel negozio di elettrodomestici sotto casa, ho trascinato nel progetto alcuni attori professionisti, un montatore e un fonico e abbiamo iniziato a girare.

Quanto ti è costato?
Cinque milioni. Anche perché abbiamo lavorato tutti gratuitamente. Girando per venti giorni, sempre di notte, da mezzanotte alle quattro/cinque del mattino.

La qualità del video non sarà perfetta…
È ovvio che le immagini sono un po’ sgranate. Ma quelli che lo hanno visto hanno dimenticato i difetti in cinque minuti e si sono fatti prendere dalla storia. Merito della professionalità degli attori e dei tecnici.

Raccontaci la storia.
Il protagonista è un ragazzo che ruba la Mercedes al padre, per portare la sua ragazza a cena fuori. Quando escono dal ristorante, però, la macchina è sparita. Disperato il ragazzo chiede aiuto a un suo vecchio compagno di liceo, un ladruncolo che ha qualche conoscenza nel giro. Così inizia un viaggio infernale per la città, durante il quale ne succedono di tutti i colori.

Che cosa speri ora per il tuo film?
La cosa più incredibile è sapere che la commissione che seleziona i film da mandare a Cannes lo ha visto. Ma voglio rimanere con i piedi per terra. Al momento, semplicemente, terrei farne una copia su pellicola, in modo di dargli qualche chance in più sul mercato.

autore
23 Febbraio 2001

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