Disponibile e scherzoso. Avvolto in un elegante completo blu senza cravatta, Franco Battiato presenta al Lido il suo primo progetto cinematografico: Perduto amor. Scritto con il filosofo e saggista Manlio Sgalambro e riconosciuto di interesse culturale nazionale, il film ruba il titolo all’omonima canzone di Adamo, futura sigla dei titoli di testa. Primo ciak il 7 ottobre.
Battiato metterà in scena l’Italia degli anni Cinquanta e Sessanta, quelli euforici del boom economico e della musica leggera, attraverso la crescita del siciliano Ettore Corvaja che avrà il volto di Corrado Fortuna, talento scoperto da Paolo Virzì in My name is Tanino.
Lo seguiremo dalla Sicilia del dopoguerra (Ragusa, ndr.) alla Milano frenetica dove, con l’occhio scettico dell’aspirante scrittore, scoprirà il mondo della musica e inizierà un percorso esoterico di autoconoscenza.
Nel cast Donatella Finocchiaro (l’Angela del film dal titolo omonimo diretto Roberta Torre, ndr.) e Ninni Bruschetta nei panni dei genitori, Gabriele Ferzetti e Rada Rassimov in quelli dei maestri del ragazzo. Poi una lunga serie di camei: da Elisabetta Sgarbi a molti musicisti di ieri e di oggi tra cui Alberto Radius dei Formula Tre, Maurizio Arcieri dei Krisma, Morgan dei Bluvertigo.
Si è parlato del film come autobiografico. Che cosa la accomuna a Ettore?
Il protagonista del film ha ben poco a che vedere con me. I punti in comune sono i luoghi e le atmosfere che ho frequentato da giovane e compariranno trasfigurati dalla fantasia. Come un cortile in cui una decina di ragazze piene di vita imparano l’arte del cucito che apparteneva a mia zia. Come la Galleria del Corso di Milano affollata negli anni Sessanta da musicisti e impresari. Si suonava e si formavano nuovi gruppi. All’epoca avevo un trio che provò a seguire le orme di Jimi Hendrix per poi, visto l’insuccesso, spostarsi sulle hit italiane.
Che sguardo avrà verso il periodo messo in scena in “Perduto amor”?
Non certo nostalgico. L’obiettivo che mi sono prefisso con Sgalambro è trasmettere la magia di un’epoca in cui si respirava la gioia dionisiaca del post disastro bellico, ma senza alcun intento filologico. Allora la musica leggera era un fenomeno di aggregazione totale: attorno a un lungomare e un juke box si realizzavano veri rituali collettivi, alchimie esplosive e irripetibili. Oggi si è persa l’unitarierà del sentimento popolare e la passione per la musica si è frantumata in mille rivoli, tanti generi e sottogeneri indifferenti l’uno all’altro.
Perchè ha scelto Corrado Fortuna?
Ho visto una sua foto su un quotidiano in cui si parlava del film di Virzì. Aveva una faccia interessante e con i miei collaboratori l’ho tenuto d’occhio. Poi ha fatto un provino.
Farà anche l’attore?
Mi sono ritagliato un piccola parte nel finale. Sarò un cameriere.
La musica avrà un ruolo importante?
Sì. Sarà un film fatto al 50% dalla musica. La colonna sonora sarà composta da brani di repertorio, canzoni intense come Sigillata con un bacio di Luigi Fiumicelli e Se tu sapessi di Salvatore Vinciguerra. Poi inserti classici di Mozart e Strauss. Ma non ascolterete nessuno dei miei pezzi.
Qual è il cinema che ama?
Quello che contiene il senso della perfezione. Da Segreti e bugie di Mike Leigh a The Last Good Time di Bob Balaban e Music from Another Room di Charlie Peters.
E tra i registi italiani?
Non sento alcuna appartenenza patriottica e non mi pare che il cinema italiano degli ultimi anni sia eccezionale. Comunque frequento poco le sale e vedo film in videocassetta o nelle tv satellitari.
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