Esordire al cinema secondo l’istinto, quando ormai la sperimentazione musicale deve incontrarsi con altre arti, cinema incluso. Franco Battiato, ospite d’onore all’interno di Officinema, in corso a Bologna, desidera proseguire l’esperienza di regista con un secondo progetto, ambizioso e musicalmente scorretto.
Dopo l’esperienza con “Perduto amor” vuole continuare a realizzare qualcosa di cinematografico?
Sì, ho già in cantiere un secondo film che potrebbe vedere la luce fra un anno circa. Sento il desiderio di iniziare a girare il prima possibile, anche perché la sceneggiatura è quasi terminata. Cerchiamo solo un produttore che lo finanzi. Il film è imperniato sulla figura di Beethoven, ma non totalmente. Se dovessimo dividere questo futuro progetto in tre parti, la parte centrale sarebbe una digressione nell’Ottocento, seguendo gli ultimi anni di vita del musicista. Non ho intenzione di fare un film in costume, immagino che potrei fare un film alla Bunuel, con cambiamenti di epoca, ma un film in costume e tutto sull’Ottocento, mi annoierebbe.
Che cosa l’ha spinta a esordire nel cinema?
Devo ringraziare la produttrice Simona Benzakein, che ha avuto l’idea di spingermi a quest’ardito passo. Personalmente non l’avrei fatto, almeno non in questa fase della mia carriera. Forse più avanti, ma non ora. Questo passaggio mi ha dato una nuova prospettiva che sta diventando più seria rispetto a quello che mi aspettavo. Normalmente quando fai un lavoro che non è il tuo, dopo un po’ di tempo, senti che è il caso di lasciarlo e ritornare alla tua attività. Per me è assolutamente il contrario.
Continua ancora a collaborare alla realizzazione di colonne sonore per il cinema? Quali proposte ha ricevuto?
Ho avuto tante offerte, anche serie. Due, che ho rifiutato, provenivano dal mercato americano. Mi hanno persino commissionato un film come regista che in un primo momento ha solleticato la mia vanità, ma ho rifiutato perché desidero portare a termine il mio progetto su Beethoven.
Cinema e musica, regista debuttante e musicista affermato: cosa ha trovato di affine tra questi due percorsi?
All’inizio di una carriera, in entrambi i casi, non hai niente da perdere, non hai conquistato un pubblico e non ti senti in dovere verso nessuno. Hai l’irresponsabilità tipica di chi comincia a dipingere su una tela vuota, buttando il colore come capita, senza dar conto a nessuno. E’ un grandissimo privilegio che ho ritrovato grazie al cinema.
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