“Niente è successo realmente, ma è tutto vero”. Così Francis Ford Coppola, presentando Tetro alla Quuinzaine, ha risposto a chi gli chiedeva se la pellicola fosse in qualche modo autobiografica. Domanda più che legittima, visto che il film lo ha ideato e scritto lui solo, evento raro nella sua lunga carriera. In bianco e nero per le vicende del presente e a colori per i flashback, Tetro scava a fondo nei conflittuali rapporti familiari del protagonista, ossessionato dall’idea di “uccidere il padre”, famosissimo quanto egocentrico e castrante direttore d’orchestra che non esita a dire al figlio che non sarebbe mai diventato uno scrittore perché “non può esserci più di un genio in famiglia”, o a rubargli persino la fidanzata.
Questo film sembra essere molto personale, se non altro perché è una delle sue poche sceneggiature originali.
Ho scritto Tetro mentre montavo Youth without Youth. E’ solo la mia terza sceneggiatura originale in tanti anni di carriera e questo per me è molto importante, perché ho sempre attribuito un’enorme valore alla sceneggiatura. Nei titoli dei miei film ho sempre voluto scrivere ‘Mario Puzo’s The Godftaher’, o ‘Bram Stoker’s Dracula’, assegnando la vera paternità del film a chi aveva scritto la storia, in attesa di poter scrivere, un giorno, “Coppola’s film’. Il lavoro più difficile, e anche quello più essenziale, è proprio quello della sceneggiatura.
Tetro ha una formula produttiva indipendente. Quanto controllo ha avuto sul suo lavoro nel corso della carriera?
Ho iniziato ad avere un buon controllo sui miei film dopo il grande successo del Padrino. Poi, dopo One from the Heart, tutto è cambiato e sono stato costretto a lavorare per pagare i debiti alle banche; in quel periodo ho fatto un film all’anno su commissione. Solo dopo Dracula sono finiti questi problemi.
E’ vero che inizialmente nel film dovevano esserci Matt Dillon e Javier Bardem?
Sì, quando ho scritto il film ho costruito il personaggio di Tetro pensando a Matt Dillon, ma lui aveva molti altri impegni e non è riuscito ad organizzarsi per girare con noi per quattro mesi in Argentina. Rispetto a Bardem, in verità è lui che ha preso l’iniziativa dicendomi che avrebbe voluto essere nel cast, e avevo pensato di dargli il ruolo del mentore di Tetro, poi interpretato da Carmen Maura perché Bardem nel frattempo ha vinto l’Oscar ed è stato assorbito da altri impegni.
E’ vero che ha rifiutato un passaggio fuori concorso nella selezione ufficiale?
E’ successo qualcosa di simile a quello che accadde per Apocalypse Now, che presentai al festival ancora incompleto. Per questa ragione mi chiesero allora di passarlo fuori concorso, ma rifiutai perché se devo essere al festival, voglio essere in competizione. Così alla fine lo accettarono in gara e vinse la Palma d’oro. Quest’anno mi hanno fatto la stessa proposta, perché a quanto pare ci sono film molto forti in competizione e non restava più spazio per il mio. Mi hanno detto che avrebbero organizzato una bella proiezione il 22 maggio, con la Montée des Marches e tanti lustrini, ma non mi piaceva l’idea. E quando Olivier Père mi ha proposto la Quinzaine, mi è sembrata subito la collocazione più appropriata per questo tipo di film.
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