Francia pigliatutto e italiani delusi agli Efa 2001 (leggi tutti i premi). Due candidati forti e autorevoli come Ermanno Olmi e Nanni Moretti tornano a casa a mani vuote, mentre Il favoloso mondo di Amelie, la favola colorata e rassicurante di Jean-Pierre Jeunet, fa il pieno: miglior film, miglior regista, miglior fotografia, premio del pubblico. Se ci mettiamo anche la “pianista” Isabelle Huppert (miglior attrice) e il Premio della critica a Robert Guédiguian per La ville est tranquille il predominio francese è schiacciante. E qualcuno lo attribuisce proprio alla compattezza di quell’industria, capace di far convergere voti, risorse e predilezioni.
Antipatico fare discorsi di bandiera in un premio come lo European Film Award, che si autodefinisce europeo e ha l’ambizione di celebrare il cinema non americano senza complessi d’inferiorità verso Hollywood. “Ma le scelte di quest’anno sembrano contraddire la vocazione con cui i Felix sono nati”, commenta a caldo Giuliano Montaldo, che fa parte dei mille e più votanti dell’Academy. “Così si finisce per far passare un’idea puramente mercantile di cinema”. Insomma, di scimmiottare gli Oscar losangelini.
Amelie è campione d’incassi ovunque (in Germania, ad esempio, ha toccato quota 2 milioni di biglietti venduti). Come La stanza del figlio è un probabile candidato per l’Oscar. Una sfida già annunciata ma con un handicap: entrambi i film sono distribuiti dalla Miramax, che non potrà non concentrare le forze. Su chi?
Nessun dubbio sulla popolarità di Amélie: più facile del disturbante Moretti. E infatti Jeunet ha vinto anche il People’s Choice Award, risultando il più votato dai lettori di alcune riviste specializzate e dai navigatori della rete.
Eppure Wim Wenders, presidente dell’Efa e cerimoniere della festa, aveva chiesto all’industria di non guardare solo al box office ma anche alla responsabilità verso i valori della tolleranza, della giustizia e della pace che i creatori dell’immaginario hanno il dovere di sostenere. Un discorso non privo di riferimenti all’11 settembre con cui si è aperta la noiosa serata del Tempodrom berlinese: struttura spacchettata di fresco, un tendone da circo in cemento armato accanto alle rovine dell’antica stazione ferroviaria distrutta nella seconda guerra mondiale.
Temi seri che hanno sfiorato appena la serata: evocati – mentre sul palco sfilavano attori e attrici dei vari paesi in nome della par condicio divistica – dal premio per la sceneggiatura di No man’s land di Tanovic, una coproduzione che coinvolge anche l’Italia e dal Prix Arte al documentario tedesco Black Box BDR, sugli anni del terrorismo. Ma gli unici momenti davvero memorabili sono stati l’assalto dei Monty Python Therry Gilliam & Eric Idle alla statuetta alla carriera e la videolettera in “esperanto” con cui Roberto Benigni ha annunciato il trasloco dei Felix a Roma. Parola di Pinocchio.
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La redazione va in vacanza per qualche giorno. Riprenderemo ad aggiornare a partire dal 2 gennaio. Auguriamo un felice 2018 a tutti i nostri lettori.
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