Ad accompagnare in conferenza stampa Il mattino ha l’oro in bocca, opera seconda di Francesco Patierno, non c’è il protagonista vero della storia nonché autore del romanzo autobiografico “Il giocatore” da cui è liberamente tratto il film: il conduttore radiofonico e deejay Marco Baldini. E non c’è Rosario Fiorello showman televisivo e radiofonico, entrambi compagni di lavoro oggi, nonché agli inizi della loro carriera dai microfoni milanesi di Radio Deejay. “Per ora non c’è nessun accordo con Radio Due per presentare Il mattino ha l’oro in bocca nel programma ‘Viva Radio2’ da loro diretto – informa il regista Patierno – Fiorello ha visto il trailer del film ed è rimasto stupito che abbiamo raccontato episodi veri del suo periodo milanese interpretati da Corrado Fortuna“.
Patierno lascia il forte dramma alla periferia di Napoli del suo esordio per la commedia ironica e amara sulla discesa nell’inferno del vizio di Marco Baldini ovvero Elio Germano, giocatore incallito e ovviamente perdente soprattutto di corse di cavalli e talvolta di poker. A salvare il nervoso e schizzato Germano dalla catastrofe ormai imminente ci provano l’affettuoso e generoso padre (Carlo Monni), il direttore della radio privata Claudio Cecchetto interpretato da Dario Vergassola e una giovane risoluta cassiera della sala corse (Laura Chiatti). Il mattino ha l’oro in bocca è prodotto da Rodeo Drive, in collaborazione con Medusa Film che lo distribuisce in 200 copie dal 29 febbraio.
Un film completamente diverso dal suo debutto, come mai?
Avevo voglia di fare un film diverso da Pater familias, anche se è una pellicola a cui sono molto legato. Avevo bisogno di percorrere nuove strade, di accumulare esperienze. Dopo progetti duri e forti non andati a termine, volevo raccontare una storia classica e semplice, che portasse elementi di riflessione con un approccio lieve. Poco prima di ricevere la proposta della regia di questo film, avevo letto un minisaggio di Elémire Zolla su Pinocchio. E così Marco Baldini è diventato il mio burattino di legno che cerca di liberarsi in vita dal suo destino di marionetta, suo padre è diventato Geppetto, Giggetto la volpe, il direttore della radio privata toscana Mangiafuoco e soprattutto la sala corse non è altro che il paese dei balocchi.
Il film non è allora il risultato di un compromesso artistico?
No, volevo avventurarmi in un genere diverso, quello della commedia. E’ un’opera non catalogabile, un prototipo come Pater familias, anche se nasce ‘largo’ rispetto al mio esordio. E poi non si fa sempre lo stesso film? Anche qui come in Pater familias ci sono la famiglia, un padre presente, un diario e soprattutto l’avventura umana di un personaggio che diventa specchio di altre figure.
Che cosa le è piaciuto da subito del libro “Il giocatore”?
Questa duplicità del protagonista: da un lato il conduttore di un programma radiofonico che faceva ridere; dall’altro il giocatore che viene picchiato duramente dai suoi creditori. Il romanzo è stato un punto di partenza che poi ho messo da parte, perché Baldini in persona mi ha raccontato tutto quello che nella sua autobiografia non c’era.
Nel film ha mantenuto i nomi veri di alcuni protagonisti.
Da subito s’è posto il problema se fare o meno i nomi e i cognomi di Baldini e Fiorello. Al principio mi ero detto che era meglio evitarli perché sono delle icone. Poi ho preferito correre il rischio, perché sarebbe stato ridicolo ricordarli con nomi inventati, anche se ho scelto la sfida di costruire personaggi, comunque riconoscibili, a mia immagine e somiglianza.
A Elio Germano che cosa ha chiesto?
Di dimenticarsi di chi fosse il giocatore, cioè Marco Baldini. Prima di iniziare le riprese gli ho portato una fotografia di Ethan Hawke, un’immagine pubblicitaria che lo ritraeva e che Elio ha diligentemente riempito di note e appunti giorno dopo giorno.
Come è arrivato a scegliere per la figura dell’usuraio il talento teatrale di Umberto Orsini?
Mi interessavano i contrasti e dopo numerose proposte per il personaggio dello strozzino ho preferito Orsini che è stato molto autoironico nel ruolo. Ecco spiegata nel film quella parete con alcune fotografie del suo passato di attore. Per me che sono partito con attori non professionisti, Orsini rappresenta il punto più alto della macchina attore, capace di controllare corpo e voce, a seconda della richiesta.
Che rapporto ha con il gioco d’azzardo?
Non mi piace, anzi provo ansia se vedo una sala corse. Ho cercato tuttavia di farmela piacere, perché nel mio Dna di regista c’è la ricerca della verosimiglianza. Così ne ho costruita una il più vera possibile, perché la sala corse è funzionale al film, anzi ne è una sezione. E in fondo l’incontro tra il protagonista e la cassiera la trasforma in un luogo diverso da quello che è nella realtà.
Progetti futuri?
Sto prendendo appunti su un progetto che non è immediato, purtroppo ho dovuto abbandonare per strada Pericle il nero, tratto dal romanzo di Giuseppe Ferrandino e il film ispirato alla storia dei terroristi neri Valerio Fioravanti e Francesca Mambro. Quest’ultimo progetto mi è rimasto nel cuore, ma è molto difficile che si faccia. Sicuramente punterò su un altro film diverso dai due precedenti, voglio fare un percorso che mi permetta di accumulare materiale per realizzare il film, dove ci sia tutto: la tragedia, la commedia, la vita con il suo caos resi nella maniera più classica nel senso più profondo del termine. Del resto credo che un regista debba dirigere tre o quattro film. Tornerò a parlare di Napoli, anche ne Il mattino ha l’oro in bocca l’ho fatto grazie a un personaggio che parla napoletano.
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