Francesco Gesualdi


F. Gesualdi Il suo slogan potrebbe essere “la via italiana al multiplex”, perché Cinecittà Cinema nasce con la vocazione di portare la produzione nazionale di qualità verso il pubblico dei blockbuster. Con un circuito di 200 schermi circa, di cui 77 gestiti direttamente, la società che mette insieme i multiplex Mediaport, le sale di Circuito Cinema, Anteo di Milano e Atelier di Firenze, oltre a due sale tradizionali come l’Embassy di Roma e il Manzoni di Milano è il più grande esercente italiano (Warner Village ha 150 schermi). Esercente pubblico controllato da Cinecittà Holding ma con l’aspirazione ad aprire ai privati, che già dimostrano un certo interesse. Ne parliamo con il presidente Francesco Gesualdi, che stamattina alla Casa del Cinema di Roma, presenterà la società assieme all’ad Dario Piazzi.

Gesualdi, come nasce Cinecittà Cinema?
Nel 2002, una direttiva d’indirizzo del ministro Urbani invitava Cinecittà Holding a risanare e razionalizzare la presenza nell’esercizio unendo le partecipazioni dell’Istituto Luce in Circuito Cinema, Anteo e Atelier al circuito Mediaport, che gestiva otto multiplex. La società doveva muoversi con una vocazione da struttura pubblica e dunque difendere e promuovere il cinema italiano ed europeo di qualità.

Ci siete riusciti?
Ci stiamo provando. Registriamo un 30% di presenze in più nelle nostre sale e una quota di cinema europeo e italiano del 30% con buone teniture per i film italiani, che non sono certo i panettoni natalizi. Mentre il Warner Village smontava Caterina va in città di Paolo Virzì, per fare un esempio, noi riuscivamo a tenerlo in cartellone per altre quattro settimane. Anche L’apetta Giulia, un piccolo cartone animato, da noi ha dato buoni risultati.

Cinecittà CinemaSiete presenti soprattutto al Centro-nord?
Abbiamo un multiplex ad Avellino. Ma lo sviluppo verso Sud fa parte dei nostri piani.

È difficile programmare il cinema di qualità nei multiplex?
Certo, si fa fatica. Noi siamo una società pubblica ma ci muoviamo sul mercato come normali esercenti, senza contributi del Fus. Per ora registriamo mancati ricavi, ma insistiamo sulla nostra strada, convinti che il pubblico italiano si possa abituare al cinema di qualità. Per questo sosteniamo i film italiani con eventi, dagli incontri con gli autori e gli attori, alle anteprime a inviti. Sul versante europeo scegliamo di programmare i film in lingua originale. Puntiamo molto anche sul bar, dove offriamo, accanto ai classici pop corn e coca cola, anche prodotti italiani e dietetici.

Vi rivolgete anche a fasce di pubblico particolari?
Sì, cerchiamo di svolgere una funzione sociale. Per esempio con la Regione Lazio abbiamo organizzato proiezioni pomeridiane per gli anziani dei Centri: la Regione offre il trasporto gratuito e noi biglietti a prezzi scontatissimi in una fascia oraria in cui comunque non avremmo il tutto esaurito. Un altro progetto sociale è quello per i bambini delle scuole elementari, che vedono i film con gli insegnanti e poi elaborano dei lavori.

Com’è il rapporto con la distribuzione?
Siamo un punto di riferimento per molti. Siamo i primi a permettere di verificare gli incassi sala per sala attraverso il sito internet. È una novità totale, improntata al principio della trasparenza.

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11 Novembre 2004

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