Che può fare in una cittadina della provincia toscana un diciottenne, dopo il diploma, con i genitori separati, e un padre che improvvisamente s’ammala? Costretto a fare i conti con la necessità di mantenersi agli studi, prova improbabili mestieri, mentre la scoperta del primo grande amore, viene in soccorso ma nel contempo mette a nudo la sua fragilità e impreparazione a gestire il rapporto di coppia.
E’ quel che accade a Teo, protagonista della commedia low budget del regista grossetano Francesco Falaschi, al suo terzo film dopo Emma sono io (2003) e Last Minute Marocco (2007). Teo, con il padre malato, si trova da subito buttato nel mezzo del duro gioco della vita, senza neppure aver avuto il tempo di prepararsi. Un po’ di sollievo gli viene da quei sogni che alimenta con grande candore: l’idea subito naufragata di un cinema galleggiante, il documentario con le interviste agli anziani del Paese. E soprattutto la scrittura come via di fuga dalla routine quotidiana.
Questo mondo è per te – in uscita dall’1 aprile a Roma (Nuovo Cinema Aquila e Politecnico Fandango) e poi sempre nella prima metà di aprile a Grosseto, Firenze, Bari e Ancona – è costato solo circa 220mila euro benché girato in pellicola ed è stato realizzato in collaborazione con la Scuola di Cinema-Laboratorio per filmmakers della Provincia di Grosseto, con il sostegno innanzitutto della Toscana Film Commission, Fondazione Monte dei Paschi di Siena, MPS, Terenzi viticoltori in Scansano.
Il film, scritto dal regista insieme a Filippo Bologna e girato, da professionisti e non, in cinque settimane a Follonica, è frutto di un intenso workshop con i corsisti del Laboratorio per filmmaker di Grosseto dove Falaschi insegna. Accanto all’esordiente Matteo Petrini, la giovane attrice Eugenia Costantini, figlia di Laura Morante, Paolo Sassanelli e Cecilia Dazzi nel ruolo di genitori di Teo, e poi Edoardo Natoli, Fabrizia Sacchi, i due comici di Zelig, Paolo Migone e Sergio Sgrilli. Accanto alle musiche di Pivio e De Scalzi, troviamo i brani di una band livornese cult, Virginiana Miller.
C’è un filo conduttore nei suoi tre film?
Il desiderio di raccontare persone che vivono una fase di cambiamento, dove un ruolo centrale l’ha il rapporto padre/figlio o figlia, un rapporto conflittualmente affettuoso.
Che genere di commedia è “Questo mondo è per te”?
Una ‘commedia di formazione’ su un diciottenne che racconta alcuni sentimenti diffusi di questi anni, come la precarietà e la rabbia di fronte a una situazione in cui non si riesce a decidere quasi nulla. Tematiche giovanili certo, ma che alla fine che appartengono a tutte le generazioni.
Lei la definisce anche una commedia indipendente.
Sì, perché fatta in totale indipendenza, senza domandarsi a priori che cosa è vincente o perdente nel testo per il mercato. Di qui ne viene un grande vantaggio creativo, ma forse anche uno svantaggio distributivo.
Quale è il tema centrale del suo film?
Che cosa può decidere un ragazzo dopo la maturità, una volta finita la scuola? Quanta libertà di scegliere, quale libertà dal bisogno e dai condizionamenti sono possibili? Ne viene fuori un ritratto di giovane ‘resiliente’, un termine usato in psicologia per indicare chi in circostanze avverse reagisce in modo positivo. In fondo la storia del nostro protagonista è costellata di insuccessi ma alla fine ce la fa, resta a galla. Alla fine torna al punto di partenza, ma capendo quali cose non gli vanno bene.
Di nuovo viene raccontato il precariato?
Ma non c’è una descrizione di maniera, semmai il tentativo di narrare il senso di precarietà. Ecco spiegati i mestieri buffi e assurdi che il nostro eroe sperimenta, che non sono poi così lontani dalla realtà della provincia dove i ragazzi sbarcano il lunario in mille modi.
Come ha lavorato al film?
E’ stato una sorta di cantiere aperto per due anni che ha coinvolto più di cento allievi dei vari corsi di cinema che si sono esercitati sulla sceneggiatura, il piano di produzione, le riprese e la prima fase di montaggio. Ed è stato anche un terreno ideale di osservazione di questi giovani di provincia con le loro aspirazioni o velleità artistiche, a cominciare dall’interprete Marco Petrini, l’allievo migliore della scuola. Non sono poi giovani così imbarbariti e diseducati sentimentalmente come spesso ci viene fatto credere.
Tra gli eroi letterari del protagonista di cui scorgiamo le immagini, oltre a Bukowski e John Fante, c’è anche un toscano come Luciano Bianciardi.
È l’eroe letterario per eccellenza di Grosseto. Ai tempi di Emma sono io gli rubai questa frase geniale: “Tutti hanno un lato nascosto e spesso è il migliore”. Ho una passione per Bianciardi, ho realizzato 17 anni fa un documentario, e poi un libro, e ho curato dei convegni. Del resto il protagonista è un po’ bianciardiano con quel suo senso di inadeguatezza e di essere fuori posto, Teo è infatti sincero e polemico fino all’autolesionismo.
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