Francesco De Gregori: “Quel ‘Flirt’ con Monica Vitti”


VENEZIA – “Alfred Hitchcock, Roman Polanski, Robert Altman. In Italia Nanni Moretti e poi, per non essere troppo snob e cinefilo, anche Checco Zalone, di cui mi piace molto l’operazione che ha fatto con i due film”. Sono insospettabili fino a un certo punto le passioni cinematografiche di Francesco De Gregori, che a 60 anni, l’anno scorso, ha deciso per la prima volta di esporsi al racconto di se stesso attraverso il filtro della macchina da presa dell’amico Stefano Pistolini in Francesco De GregoriFinestre rotte. Un uomo riservato, imbarazzato, quasi burbero è la fama che lo precede. Invece la sorpresa a Venezia, dove ha mostrato il film alla Pagoda delle Giornate degli Autori, è che si concede – sereno e pronto alla battuta – alla piccola folla che lo circonda per celebrarlo. Pur rimanendo discretamente in un angolo della sala per non mostrarsi troppo. L’artista che ha interpretato il Paese come un Titanic oppure come una patria doppia e divisa in Viva l’Italia ora si ritrae artisticamente in discorso intimo, come promette che sarà l’album di prossima uscita Sulla strada e contemporaneamente si racconta un po’, come ha deciso di fare anche con CinecittàNews.

 

Lei è sempre stato molto schivo, ma ora ha deciso di raccontarsi attraverso il cinema. Che rapporto ha con la settima arte?

Il cinema per me è molto importante. Ma amo il cinema senza essere cinefilo e ho gusti molto vari che vanno in tante direzioni e si muovono in diverse epoche.

 

A chi piacerà Finestre rotte?

Non lo so, vorrei che fosse amato da chi non ama le mie canzoni, e magari viceversa che non piacesse a chi le adora. Credo che significherebbe che è un film riuscito.

 

Aveva già incontrato un paio di volte il cinema nel suo percorso…

Sì, nel 1983 avevo scritto la colonna sonora di Flirt di Roberto Russo. Me lo chiesero lui stesso e Monica Vitti e accettai semplicemente per curiosità, per la voglia di sperimentare. Poi ‘ci ho rifatto’ con Muro di gomma di Marco Risi, dove però non ci sono canzoni cantate. Dopo quell’esperienza ho lasciato perdere perché si fatica molto, si guadagna poco e i risultati non sono all’altezza.

 

Le piace la definizione che le ha dato Pistolini di “cantante cinematografico”?

Sì, perché no. Stefano è stato bravo , ha realizzato un film che ha un approccio profondo e delicato insieme, ha rispettato le mie nevrosi, conoscendole, come d’altronde io ho rispettato le sue.

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08 Settembre 2012

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