BERLINO – Nella sezione Forum della Berlinale il regista milanese Francesco Clerici porta Il gesto delle mani, dove è alle prese con le opere e la tecnica artigianale dell’artista Velasco Vitali. Scultore di Bellano, noto soprattutto per i suoi cani realizzati con ferro, catrame, cemento, piombo, rete metallica e altri materiali tipici di archeologia e abusivismo edilizi. Lo sguardo di Clerici cattura il lavoro di Velasco all’interno della Fonderia Artistica Battaglia, che dal 1913 si dedica alla fusione del bronzo e della cera persa e dove si realizzarono tra migliaia di opere il Cavallo della Rai e le prestigiose sculture di artisti come Lucio Fontana, Francesco Messina, Alberto Giacometti. Arturo Martini, Aligi Sassu, Arnaldo Pomodoro, Alik Cavaliere e Giacomo Manzù. Il gesto delle mani comincia con immagini di repertorio che messe a confronto con quelle di oggi mostrano un luogo immutato nel tempo, sia per passione che per dedizione artistica; nascosto nella metropoli milanese e ancora molto attivo.
Come ha scoperto la Fonderia Artistica Battaglia e cosa l’ha colpita?
La Fonderia Battaglia è una delle più antiche d’Italia, ha più di cent’anni ed è un luogo fuori dal tempo. Per questo mi affascinava e ho iniziato a pensare a una chiave documentaristica per poterlo descrivere. L’ho scoperta cinque anni fa quando ho cominciato a collaborare con Velasco Vitali, uno dei pochi artisti ancora molto attenti all’abilità tecnica e alla conoscenza della materia, in un’epoca in cui ci si concentra molto sull’idea e meno sull’attività manuale. Io per lui seguo lo sviluppo delle opere, soprattutto nella fase in cui vengono affidate agli artigiani della fonderia per fissare la materia,
Nel documentario si segue la creazione di un enorme cane rosso, attraverso gesti già di per sé artistici e molto ipnotici. Come lavora Velasco Vitali con gli artigiani della Fonderia?
Nel lavoro di Velasco, e nel film si vede, è molto intenso il rapporto con la materia, con la creazione mescolata ai colori ad olio e quando l’opera viene ripresa dagli artigiani è come se loro fossero un braccio di Velasco. Mentre lui crea e plasma i materiali gli artigiani capiscono al volo come continuare. E’ un lavoro che viene fatto anche per altri scultori e per opere che l’Italia ha regalato all’estero. Gli artigiani della fonderia sono di supporto a chi lavora con il bronzo o materiali simili.
Da dove vengono le immagini di repertorio?
Inizialmente ho fatto varie ricerche in diversi archivi, tra cui le Teche Rai, sperando di trovare dei video anche di altre fonderie, ma non ho trovato nulla, Un giorno mi hanno chiamato dalla fonderia, per mostrarmi dei filmati in 16mm del 1967 ritrovati in cantina e girati da un operatore Rai che aveva fatto un lavoro molto simile al mio. “
Il gesto delle mani non è un film solo per addetti ai lavori. Le scelte registiche fanno la differenza, come per l’audio: il silenzio, quasi costante che aiuta a creare un contrasto tra arte e vita quotidiana, soprattutto quando all’improvviso irrompono voci e rumori provenienti dall’esterno.
Il luogo è uno dei protagonisti più importanti e volevo mettere in risalto soltanto i suoni dell’ambiente. Per esempio, mentre Velasco crea, c’è in sottofondo la radio che manda musica classica. Perfetto così, perché descrive sia l’ambiente che il carattere di Velasco, dando potenza al gesto. Non volevo che si vedesse la regia, non volevo fare aggiunte forzate e non volevo essere invasivo nei confronti degli artigiani. Per non essere d’impaccio ho girato con una videocamera 5d senza cavalletto, senza attrezzatura, né luci. L’audio invece, ho dovuto registrarlo in momenti differenti, con una troupe di fonici a parte.
E il bellissimo cane rosso che Velasco Vitali costruisce per tutto il film e a cui inevitabilmente ci si affeziona dov’è finito?
Il sottotitolo del documentario doveva essere “Storia di un cane di bronzo”, perché di fatto seguiamo questo continuo cambiamento di colore e struttura del cane. La scultura non deve essere considerata singolarmente, fa parte di un lavoro più ampio di Velasco che è quello del branco in cui inserisce idealmente tutti i cani che crea e anche il cane rosso fa parte di quella famiglia.
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