Francesco Bruni: stai sereno, papà


VENEZIA. Sta lavorando come sceneggiatore al suo decimo film con Paolo Virzì, ma titolo e storia sono top secret. Nel frattempo Francesco Bruni, 50enne romano, cresciuto a Livorno e amico dai tempi del liceo di Virzì, debutta come regista a Controcampo italiano con una riuscita commedia agrodolce, Scialla! (Stai sereno) che nel gergo giovanile romano significa “stai calmo, rilassati”, il corrispettivo americano “take it easy”.
Fabrizio Bentivoglio è Bruno un 50enne ex insegnante single, solitario e deluso, accento del Nord, che ha abbandonato per stanchezza la cattedra prima del tempo. Sopravvive dando lezioni private e scrivendo su commissione le autobiografie di personaggi tv, come la vita di Tina (Barbora Bobulova) pornostar dell’Est. L’esordiente Filippo Scicchitano è Luca, studente liceale ignorante e vicino alla bocciatura, adolescente tenero e inquieto come tanti, soprattutto senza rotta e una guida paterna, con madre in partenza per un lavoro di cooperante in Africa.
Due vite senza un progetto, chiuse nelle proprie certezze che s’incontrano in una Roma accogliente e avvolgente. Un padre e un figlio che si conoscono per la prima volta e che si prendono cura l’uno dell’altro tra scontri e scoperte.

Scialla! è una produzione IBC Movie, in collaborazione con Rai Cinema, con il sostegno della DG Cinema-MiBAC e sarà in sala il 18 novembre.

 

Un debutto nella regia a cui aspirava da tempo?
Non mi ero mai dato da fare per passare alla regia, c’erano state delle semiopportunità ma le avevo schivate, un po’ per pigrizia e perché il mestiere di sceneggiatore mi dà ancora delle notevoli soddisfazioni. E’ successo che per la prima volta ho scritto una commedia senza un regista accanto, di solito scrivo per un regista che ho in mente. Il produttore Beppe Caschetto mi aveva commissionato una commedia, io ho proposto un tema diverso. Ho creato un copione molto semplice, sulla base di una mia presunta capacità registica e, una volta scritto, Caschetto mi ha detto di girarlo. Subito ho accettato.

Al suo fianco per il soggetto ha voluto Gianbattista Avellino.
Abbiamo scritto insieme tre film di Ficarra e Picone. All’inizio l’avevo coinvolto nella sceneggiatura perché ho pensato di chiedere aiuto a un amico, del resto gli sceneggiatori preferiscono lavorare con altre persone. Ma Avellino in quel momento ha preso l’impegno di dirigere C’è chi dice no e quindi si è fermato al soggetto.

 

Che tipo di commedia è questa sua opera prima?
Direi una commedia ‘scialla’, compassata, con tempi non incalzanti e anche con momenti blues, malinconici. Ormai si tende a considerare commedia tutto ciò che è spiccatamente comico, ma da Cechov in poi la commedia può contenere altro. E’ difficile apparentarla con altre italiane perché se ne fanno pochi di film così, forse Non pensarci  o Pranzo di ferragosto.

 

Le è piaciuto il film di Gianni Di Gregorio?
L’idea estetica di Scialla! deve qualcosa a Pranzo di ferragosto, film che ho amato molto, anche perché è il debutto di uno sceneggiatore di mezz’età. Ho apprezzato quel tono glocal, così ho pensato di ambientare il mio film in una realtà di quartiere, San Saba, che è poi il mio. E allora il bar Brunori, l’appartamento… Un quartiere che ha un’aria quieta, appartata, che si lega bene con il carattere di Bruno.

 

Quanto ha tratto ispirazione da suo figlio liceale?
Il personaggio di Luca non c’entra nulla con mio figlio. Più che ispirato ho avuto un osservatorio speciale sul loro atteggiamento e linguaggio. Grazie a mio figlio e alla sua scuola, il Virgilio, dove sono stato rappresentante di classe e ho tenuto seminari di sceneggiatura, sono entrato un po’ dentro questo mondo.

 

E il padre interpretato da Bentivoglio?
Bruno è un po’ me fallito, incarna anche la metafora della cultura oltraggiata e sfiduciata che decide di svendersi. Un personaggio tematico che serve a raccontare la crisi delle vocazioni all’insegnamento e il ruolo degli intellettuali nel nostro Paese che si devono vergognare di essere tali. Bentivoglio l’ha tolto dalla dimensione metaforica e ha reso il suo personaggio molto vero e simpatico.

 

Ha pensato subito a Bentivoglio per il professore?
E’ stato il mio mattone fondamentale, appena ho cominciato a scrivere. Anche se mai ci eravamo incrociati sul set, lo conosco da molti anni perché è amico di Paolo Virzì. E’ un attore particolare nel panorama italiano, recita sotto tono, si prende i suoi tempi, non è mai ‘iperperformante’, sembra un attore inglese.

 

Come ha trovato il giovane protagonista?
Ho fatto provini a tappeto nei licei romani, e poi come sempre succede Filippo è arrivato per altre vie, accompagnando un amico. Gli sono state date delle battute di servizio, l’ho visto in video e mi è piaciuta subito la dolcezza dello sguardo. Si è rivelato un professionista serio, preparato e puntuale.

 

E come è nato il personaggio dell’ex pornodiva slovacca?
Ho immaginato che il padre avesse una confidente che non c’entrava nulla con tutta la sua vicenda privata. Quale autobiografia poteva scrivere un ghostwriter come Bruno? Quella di calciatori, veline e poi mi è venuta l’idea di Tina che è anche un po’ lo specchio di Bruno. Lei ha questa sessualità molto forte, lui una sessualità tutta in difesa, che si ritrae.

 

Suo figlio ha visto il film?

Sì, mi ha dato una pacca sulla spalla e mi ha detto bravo, senza particolare enfasi. Se lo conosce, vedrà che è un bell’imbusto notevole.

autore
02 Settembre 2011

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