FRANCESCO AMATO


“All’inizio la mia reazione è stata piuttosto fredda. E’ un evento talmente straordinario che ho fatto fatica a capirne il valore”.
Un candido Francesco Amato commenta così la selezione del suo cortometraggio Figlio di penna (12’) nella Semaine de la Critique di Cannes 2002.
Appena 23enne, 5 esami alla fine del DAMS a Bologna, ha all’attivo il corto Quanto ti voglio e il documentario sugli homeless Vietato sostare sul portone entrambi girati in digitale.
Una promessa per il cinema italiano? Chissà.

Raccontaci la storia produttiva del tuo corto.
La mia sceneggiatura ha vinto il primo premio di “Storie di fine millennio”, concorso organizzato dalla Cometa Film nell’ambito di “Bologna 2000. Capitale della cultura”. E stato finanziato con i soldi del ministero dei Beni culturali e il supporto di Studio Universal. Devo la mia presenza a Cannes al produttore Luigi Rossini e al mio maestro Giulio Pietromarchi, direttore della fotografia del corto.

Che cosa racconta in “Figlio di penna”?
Racconta un episodio di beneficenza ipocrita: un’adozione a distanza. E’ costruito con un montaggio alternato che mostra un ragazzino di Sarajevo e una famiglia benestante di Bologna che gli passa una somma mensile e così ripuliscono la loro coscienza borghese. La cosa più divertente è stata ricreare Sarajevo a Bologna: abbiamo girato le scene “balcaniche” in lingua serbo-croata. La location era l’ex Maternità, un ospedale dismesso e diroccato usato anche per le riprese di Paz! di Renato De Maria. Tra gli interpreti del corto ci sono il bosniaco Edis Livnjek e Giovanna Revere, entrambi attori teatrali.

Per Figlio di penna, a differenza dei tuoi lavori precedenti, hai preferito la pellicola al digitale. Perché?
Perché non credo affatto che la pellicola sia obsoleta. Anzi, è il mezzo migliore per raccontare belle storie. Trovo che il digitale invece sia perfetto per i documentari, per quei film in cui si vuole trasmettere un forte senso di realtà.

Qual è il cinema a cui ti senti legato?
Tra gli italiani il mio favorito è Gianni Amelio. Poi amo Pedro Almodovar e il francese Eric Zonca, regista di La vita sognata dagli angeli. .

autore
09 Maggio 2002

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