ROMA. “Tutti i soggetti del mondo del cinema devono fare più che mai sistema, evitando le contrapposizioni. Soprattutto il servizio pubblico televisivo deve fare di più rispetto a quanto di positivo già fa, aiutando i nostri film a uscire, a essere programmati in fasce importanti perché questo fa bene al Paese”. Così il ministro dei Beni Culturali e del Turismo Dario Franceschini, all’incontro “Tutti i numeri del cinema italiano – Anno 2014”, dove sono stati diffusi i dati di Anica e MiBACT.
In particolare i titoli italiani recenti (prodotti dal 2009) programmati in prima serata sulle tv generaliste sono solo 62; di cui 49 su Canale 5, Rete 4, e Italia 1, 4 su Rai1, 9 su Rai3 e nessuno su Rai2. Su questa scarsa programmazione era intervenuto in precedenza l’AD di Rai Cinema Paolo Del Brocco: “Credo che la Rai possa fare di più e meglio, ma non dimentichiamoci che in prima serata il contratto di servizio ci pone vincoli e obblighi, ad esempio per la fiction”.
Venendo ai dati, illustrati dal DG Cinema Nicola Borrelli, emergono luci e ombre nel 2014, anno in cui sono stati prodotti 201 titoli italiani (+34 rispetto al 2013), con una riduzione delle coproduzioni. Non aumentano però, in proporzione, le risorse economiche destinate alla produzione, cresciute solo di 12 milioni rispetto al 2013. Si evidenzia inoltre una forte frammentazione degli investimenti con l’aumento significativo dei film con budget fino a 0,8 milioni (da 80 a 122), con conseguente calo del budget medio per film, pari a 1,4 mln.
Quanto alle risorse, gli investimenti privati pesano per circa la metà, quelli pubblici statali sono per lo più misure automatiche e indirette, mentre i contributi diretti pesano ormai solo per l’8%. E’ quasi raddoppiato il numero degli interventi di tax credit esterno, con un +62% di valore degli investimenti, triplicato nel caso dei settori manifatturieri, e del tax credit distribuzione. Di grande rilievo l’aumento dei progetti e di paesi interessati al tax credit internazionale.
La quota di mercato per i film italiani tiene nel 2014, al 27%, ma evidenzia un preoccupante calo nel primo trimestre 2015, dove scende al 25% (-8 punti rispetto allo stesso periodo 2014). Quanto agli incassi e alle presenze in sala relative ai titoli italiani incluse le coproduzioni c’è un calo, dal 2013 al 2014 rispettivamente del 17% (da 189 a 157 milioni) e del 6% (da 30 a 26 mln.).
Commentando le cifre Francesca Cima, presidente Produttori Anica, sottolinea la parcellizzazione degli investimenti, la drammatica assenza di cinema italiano in televisione, e si augura che la riforma ‘La buona scuola’ includa l’insegnamento dell’Educazione all’immagine. Andrea Occhipinti, presidente Distributori Anica, si chiede quanto all’aumento dei film italiani prodotti corrisponda un’effettiva loro distribuzione in sala, in particolare di quei titoli che hanno richiesto un budget piccolo. Inoltre poco si punta su storie che possono viaggiare oltre confine, con il predominio della commedia a scapito di altri generi. Infine Occhipinti chiede che il nuovo contratto di servizio della Rai preveda una migliore programmazione del cinema nazionale.
Riccardo Tozzi, presidente Anica, sposta l’accento sulla sfida di prodotto vinta dalla nuova serialità televisiva, figlia del cinema e della tv a pagamento. L’effetto ottenuto è che “ricavare uno spettatore in sala è diventato sempre più difficile negli ultimi 5 anni. Del resto manca un circuito moderno di sale nei centri storici delle città”. Infine Tozzi rileva che i titoli italiani incassano meno rispetto agli omologhi di 3/4 anni fa e l’appannamento riguarda non solo la commedia ma anche il cinema d’autore: “Perché allora non recuperare i nostri generi sviluppati negli anni ’70 e poi dimenticati, salvo riemergere nella serialità televisiva?”.
Nelle sue conclusioni il ministro Franceschini elenca le cose fatte in poco più di un anno: il tax credit dell’audiovisivo, il censimento e il tax credit per le sale storiche; la destinazione di risorse per gli under 35 per aiutare i giovani talenti; i contributi percentuale sugli incassi che diverranno un sostegno alle nuove produzioni; i meccanismi premiali per i film che escono nel periodo estivo, che vincono i festival, o indipendenti; l’inserimento nel Programma Operativo Nazionale (PON) “Cultura e Sviluppo” di un’azione finalizzata anche al rinforzo delle piccole e medie industrie del comparto audiovisivo; con la reintroduzione della storia dell’arte l’ingresso dell’alfabetizzazione alle tecniche audiovisive e infine l’approvazione di un emendamento che riconosce alle scuole che fanno riferimento ai Beni culturali, come quelle di cinema, l’equipollenza del titolo di studio.
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