Dopo che una kamikaze palestinese si è fatta esplodere nel centro di Gerusalemme, le donne combattenti hanno conquistato le prime pagine dei giornali di tutto il mondo.
E ora Collateral Damage, film di Andrew Davis con Arnold Schwarzenegger, propone sul grande schermo l’inquietante figura di Selena, femmina enigmatica pronta a sacrificare se stessa e altre vite umane per la lotta contro le pesanti ingerenze degli Usa in Colombia.
La interpreta l’attrice italiana Francesca Neri tornata su un set internazionale dopo Hannibal e Carne tremula.
Il film racconta la storia di un pompiere di Los Angeles che, in seguito a un attentato terroristico, perde la moglie e il figlio e decide di farsi giustizia da sé.
Girato prima dell’11 settembre, contiene ingredienti sorprendentemente attuali: da un paese dilaniato dalla guerriglia fino a un leader antiamericano che invia videomessaggi di morte. Sarà nelle sale dal 22 febbraio.
Come è nato il tuo coinvolgimento in “Collateral Damage”?
È nato nel modo più classico: mi hanno chiesto di partecipare al casting del film in Italia. L’ho superato e ne ho fatto un altro negli Stati Uniti. Arnold ha visto il filmato del provino e l’ho convinto. Per me è stata la prima esperienza hollywoodiana e mi incuriosiva l’idea di cimentarmi con un action movie. Girarlo ha richiesto un grande sforzo, soprattutto a livello di performances fisiche. È stato divertente e Schwarzenegger si è rivelato una vera sorpresa: una delle persone più semplici con cui ho mai lavorato. Poi non mi dispiace affatto recitare nel ruolo della “cattiva”.
Selena è un personaggio ambiguo che a un certo punto del film di trasforma…
Sì, interpretare questo ruolo è stato interessante proprio perché c’è un ampio margine di recitazione dentro la recitazione.
Come giudichi la forma di lotta scelta da Selena?
Dopo l’11 settembre mi sono interrogata per capire che cosa può portare una donna a compiere quel tipo di azioni, ma non è facile entrare nel merito delle scelte di Selena. Le sue ragioni sono comprensibili: sta dalla parte di un popolo vittima della Cia, dei paramilitari e della guerriglia, ma certo non condivido il suo metodo di lotta che era spiegato molto bene in una frase poi tagliata. Gordy/Schwarzenegger le chiedeva perché era disposta a sacrificare suo figlio e lei rispondeva: “Noi rispondiamo alla guerra con la guerra. Sacrifico una persona per salvare un popolo”.
“Collateral Damage” parla delle vittime innocenti degli attentati terroristici, ma anche i bombardamenti Usa in Afghanistan hanno provocato centinaia di morti tra i civili. Che cosa pensi di quel conflitto?
Credo che nessuno sia favorevole alla guerra, ma capisco che per un americano sia difficile non appoggiare l’intervento in Afghanistan. Comunque quello che mi infastidisce è la strumentalizzazione politica del conflitto.
Tornerai a Hollywood?
Ci sono delle offerte, ma nulla di definito. Per ora sono impegnata nelle riprese di La felicità non costa niente una storia di sentimenti diretta da Mimmo Calopresti. Poi chissà…
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