FRANCESCA D’ALOJA

Dopo Stefania Rocca, anche Francesca D’Aloja. Attrice-regista porta al festival di Torino Break on through. E’ un documentario su Jim Morrison girato in Betacam a Parigi, nel giro di una giornata con Sandro Veronesi e Marco Risi come assistenti, in contemporanea con le celebrazioni per il trentennale della morte del leader dei Doors già glorificato al cinema da Oliver Stone. Parigi – e in particolare un appartamento del Marais – è stata l’ultimo domicilio conosciuto della star del rock.
Un “mito” per Francesca, come per tanti altri, che aveva solo sette anni quando Jim se ne andò misteriosamente – nessuno lo vide cadavere tranne la sua compagna Pamela. Dopo la leggenda è stata alimentata anno dopo anno, anche con la dosata immissione sul mercato di inediti e poesie e una memoria amministrata in esclusiva.
Ma la sua musica è una colonna sonora che non si esaurisce col tempo, dice la protagonista di Tre mogli, già autrice di documentari “rischiosi”, come ama definirli. “Per Piccoli ergastoli mi hanno tagliato le gomme della macchina perché avevo collaborato con il neofascista Valerio Fioravanti, per Sol y sombra, sulla tauromachia, uno spettatore animalista, proprio qui a Torino, mi ha praticamente sputato addosso”.
Ora progetta un lavoro sulla Legione straniera e un primo film di fiction, la storia vera della torera Eva Florencia, che scappò di casa a sedici anni dall’Italia perché sognava la Plaza de Toros e che tre mesi fa ha debuttato alla Real Maestranza di Siviglia, l’arena più prestigiosa del mondo. “Vorrei farne un personaggio mistico, una Santa Chiara o una Giovanna d’Arco delle corride”.