“Una scossa notturna di terremoto sputa un intero paese per strada”. E’ il 26 settembre 1997. Domani, il nuovo film di Francesca Archibugi, con Valerio Mastandrea, Ornella Muti e Marco Baliani, prodotto da Cinemello e Rai Cinema, parte proprio da quella tragica sera. Da una scossa di terremoto che mette in ginocchio Umbria e Marche, devastando anche il ricco patrimonio artistico di quelle regioni.
La sesta pellicola diretta da Archibugi – settima se si considera il documentario Banda sonora – conferma l’attenzione della regista alle relazioni tra individui, soprattutto bambini o adolescenti, ma pone maggiormante l’accento su una dimensione corale. “Le crepe della terra”, ci dice la stessa Archibugi, “attraversano, simbolicamente, diversi scossoni esistenziali. E liberano nuova energia, in modo anche sorprendente rispetto alla drammaticità degli eventi”.
Il terremoto in Umbria è ancora una realtà per molte persone che vivono, dopo quattro anni, all’interno di container. Il suo film non usa tuttavia nessun linguaggio esplicito di denuncia. Perché?
Perché, nonostante tutto quello che abbiamo saputo dopo, sulle truffe degli aiuti, i disguidi tecnici e politici, un vero cattivo non esiste. La minaccia di morte viene dalla terra, da un cataclisma naturale. Questo unisce le persone in un unico, comune destino, dal quale tentano di riprendersi come possono.
Da qui nasce l’idea del film?
Il film nasce da un incontro, casuale. Quello con la professoressa di una scuola media di Nocera Umbra che mi ha spedito il suo libro realizzato raccogliendo i temi dei sui alunni sul terremoto. Aveva piacere che lo leggessi per presentarlo. Dal primo incontro, con lei e la sua classe, ho conosciuto la vera condizione di coloro che il sisma l’hanno vissuto sulla loro pelle. Molto distante da quella filtrata attraverso tv e giornali.
Il terremoto aveva cambiato il loro modo di essere, oltre che le loro abitudini?
Soprattutto ho scoperto che ognuno ha vissuto il “suo” terremoto, ha elaborato un proprio, personalissimo senso di quell’esperienza. Questo mi ha convinto a fare di Domani un film corale, senza nessuna tesi di fondo.
Come ha realizzato le sequenze che riguardano direttamente il sisma?
La lavorazione di Domani è stata lunga e difficile. E molte scene hanno richiesto un lavoro aggiuntivo, fatto anche di studi e preparazione per gli effetti speciali.
E’ la prima volta che sperimenta tecniche particolari, tipiche in genere dell'”action movie”?
Sì, ed è stato molto impegnativo. Ma questo fa parte del gusto che mi dà questo mestiere. Ovviamente le sequenze più difficili erano quelle in cui la terra doveva tremare, con le crepe che si aprivano sui muri, le persiane che cadevano e via così.. Ci siamo quindi serviti sia del computer che della sapienza del nostro mestiere da artigiani. Luga Bigazzi, direttore della fotografia e operatore, ha montato per esempio alcune macchine da presa su molle riprendendo così le scene in movimento. Abbiamo utilizzato, come si dice adesso, tutte le sinergie possibili per realizzare anche solo sette secondi.
Un vero lavoro di èquipe. Tutto ha funzionato a dovere?
Certo questo film non l’ho fatto da sola. Si dice sempre, ma stavolta davvero non è una frase di rito. A Sellano, in provincia di Foligno, il set è rimasto per circa un anno. E’ un paese ancora sotto sgombero totale, completamente disabitato. Un set naturale, quindi. Ma al di là della magia filmica, i disagi erano infiniti. Sia il cast che la troupe hanno ancora la pelle d’oca ricordando le temperature sotto zero.
Un’operazione impegnativa e costosa?
Devo ringraziare il produttore Guido De Laurentiis per lo sforzo economico e organizzativo. Soltanto per le demolizioni, dai costi ai permessi, restavamo giorni in attesa. Con tutto quello che ne consegue per gli spostamenti degli attori, impegnati anche in altri lavori.
A proposito del cast: come sempre ha utilizzato volti noti accanto a veri e propri esordienti…
Non ho alcun pregiudizio verso le star, diversamente da alcuni miei colleghi. L’unica cosa che desidero è che siano utili al film. Ho tenuto duro per esempio nel pretendere l’impiego di Marco Baliani, un attore che stimo moltissimo ma che non convinceva tutti perché al cinema non è una faccia conosciuta.
Anche in “Domani” conferma la sua già nota capacità di scoprire giovanissimi talenti. Ci racconti come ha scovato i tre attori bambini.
Arrivano esattamente da Perugia, Cascia e Nocera Umbra. E li abbiamo scelti dopo una lunga serie di provini. La bimba bionda che interpreta il ruolo della ricca Tina (Michela Moretti, ndr) vive davvero in un container. La magia del cinema può tutto.
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