Franca Sozzani: così ho infranto le regole della moda

“Franca è il più grande editor del mondo” afferma lo stilista Valentino nel documentario Franca Chaos and Creation sul leggendario direttore di Vogue Italia. Lo firma il figlio Francesco Carrozzini


“Franca mi ha insegnato a rompere le regole e a uscire dal mondo borghese della moda” dice il fotografo e regista Bruce Weber. Per lo stilista Valentino “è il più grande editor del mondo”. Così raccontano Franca Sozzani, leggendario direttore di Vogue Italia da 28 anni – è anche direttore de L’Uomo Vogue e di Condé Nast Italia – nel documentario Franca: Chaos and Creation (sezione Cinema nel giardino). Lo firma il figlio Francesco Carrozzini, quasi una lettera d’amore alla madre che vedremo a marzo.
Un film che si compone di Super 8 di famiglia, immagini di repertorio, testimonianze, tra le altre, di Marina Abramovic, Bernard Henri-Levy, Peter Lindbergh, Courtney Love, Baz Lurhmann, Bruce Weber e Donatella Versace.
E poi soprattutto le riflessioni di una Sozzani non solo figura pubblica, ma più intima, a volte scontrosa e in conflitto con il figlio e con le sue domande.

Emerge il ritratto di una donna testarda, sincera, decisa a battersi per le sue idee creative che hanno rotto le regole della rivista di sola moda, aprendola alla società, all’arte, al cinema. Franca Sozzani ha rivoluzionato con le copertine e i servizi interni  di Vogue Italia la comunicazione della rivista di moda: dalla famosa “Black Issue” (dedicato alle modelle di colore) alla ” Plastic Surgery Issue” (dedicato alla chirurgia estetica), alle modelle sono immerse nel petrolio del disastro ambientale Bp.

Come è nato questo documentario?
Quando mio figlio mi ha parlato del progetto film, ho pensato che qualcuno avrebbe interpretato la mia parte e che fosse qualcosa sulla moda. Tutto è iniziato in modo informale, partendo dai miei ricordi e così ho parlato in modo più sciolto, poi pentendomene.

Tante le definizioni che le sono state date, angelo, guerriero, pantera , creatura di Botticelli, personaggio di Stendhal. In quale si riconosce?
Di sicuro pantera, perché ho lottato tutta la mia vita e quello che ho avuto me lo sono guadagnato con rinunce quotidiane. Mi caratterizza la determinazione con quale ho voluto una rivista che non fosse solo di bei cappotti e belle gonne, ma per lanciare anche messaggi.

Insomma una lottatrice?
Mi riconosco tale. Per esempio, quello che poteva essere una limitazione la lingua italiana rispetto a quella inglese è stata alla fine un grande stimolo, perché ho parlato e comunicato con le immagini. Così Vogue Italia è un giornale diverso dagli altri, non commerciale.

Si sente una donna di potere?
Non mi sento tale, ma  una donna che ha lavorato tanto e che si è battuta per le cose che ha prodotto, tra critiche e il rischio di essere licenziata ben tre volte. Se credi nelle tue idee e hai anche fortuna, e alla fine ti riconoscono il tuo ruolo, forse in quel momento scatta il concetto di potere.

Quali film l’hanno colpita?
Per la mia generazione Bella di giorno di Buñuel mi ha cambiato la vita esteticamente, grazie a Catherine Deneuve, un film moderno che offre tendenze di moda. E poi Repulsione di Polanski e i film di Antonioni, Ozon.

Ci sono stati momenti difficili durante le riprese?
Sì, abbiamo anche fermato il documentario perché non volevo espormi, ma se non lo fai non sei vera. Alla fine sono stata sincera, molto onesta, e un po’ me ne pento.

La leggerezza che lei teorizza nel  film si conquista con gli anni?
La vita ogni giorno ci pone ostacoli e scelte, li affronti con la serenità sapendo che comunque vanno superati, non drammatizzi. Ecco la leggerezza è non cadere nel panico.

Per lei la linea che separa il lavoro dalla vita privata è sfumata o netta?

La linea è netta, nel momento in cui esco dal giornale lì finisce la mia giornata di lavoro e comincia la mia esistenza personale, fatta del rapporto con mio figlio e gli amici, di cinema e musica. Questa separazione è terapeutica.

Nel film lei dice il sogno fa parte della sua vita.
Alcuni li ho realizzati ma non ho mai smesso di sognare, o meglio di creare dei progetti e di fare cose che non riguardino solo la moda. Quando sono stata nominata ambasciatrice delle Onu, è stato un sogno che si è realizzato.

Che cosa è oggi per lei lo stile?
In verità non c’è uno stile, perché la gente forse dovrebbe comprare più specchi per vedersi prima di uscire. Pur di seguire la moda è disposta a tutto, lo stile te lo fai giorno per giorno e corrisponde alla tua personalità. Se devo diventare il prototipo di altri, allora è bene che mi paghino.

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