Fracassi e Lauria: gli scontri del G8 per nascondere la crisi economica


BERLINO – Sono passati più di 10 anni dalla “macelleria messicana” della scuola Diaz e dagli scontri che hanno portato alla morte di Carlo Giuliani durante il G8 di Genova. Si sono viste migliaia di immagini, ascoltate centinaia di registrazioni e testimonianze, e proprio in questi giorni sono al cinema Acab, che tocca il tema solo tangenzialmente, e Diaz, ieri alla Berlinale. Il documentario The Summit di Franco Fracassi e Massimo Lauria, in Panorama Dokumente, presenta però molto materiale inedito. Ed è un ulteriore prova di resistenza per gli spettatori, confrontati con dosi massicce e spietate di violenza e con nuove visioni di quei tragici giorni. Fracassi, giornalista d’inchiesta, al G8 di Genova fu picchiato “da tutti – racconta – pink, black, Guardia di Finanza, Polizia e Carabinieri. Sui giornali uscii come il cronista più picchiato del G8”. Mentre Lauria era lì come manifestante, ma le botte riuscì ad evitarle. 
Prima della proiezione della Berlinale – a cui sono presenti anche alcuni dei ragazzi picchiati alla scuola Diaz, il deputato tedesco Hans-Christian Stroebele e il giornalista britannico Mark Covell – i due registi hanno raccontato a CinecittàNews la genesi di The Summit.

 

Perché affrontare il tema con un documentario 10 anni dopo?
Fracassi
.Perché io, che da giornalista ero al centro dell’azione, ho preso tante botte. Un trauma. Non sono riuscito a confrontarmi con il materiale giornalistico su Genova per anni. Sono stato in ospedale, ma mi sono dimesso da solo per continuare a seguire gli scontri. Ora abbiamo deciso di riprendere in mano la questione perché ci sentivamo più pronti, anche approfittando del 10° anniversario.

Lauria. Da manifestante ebbi tanta paura, anche se sono riuscito ad evitare i pestaggi. Tra l’altro ero in un gruppo dove c’erano anziani, bambini e persone in carrozzella. C’erano anche i miei genitori. E’ stata una cosa assurda, c’era una caccia all’uomo spietata, non c’era un punto della città in cui rifugiarsi, un sacco di gente cercava riparo nei portoni, bussava alla gente… tremendo.

 

Che idea vi siete fatti, voi che eravate lì nel 2001 e che ora avete studiato così bene i fatti di quei giorni?

Fracassi. Che la crisi economica mostruosa in cui sono piombati Italia, Grecia, Stati Uniti e tanti altri paesi è figlia del G8 di Genova. E’ come se il mondo intero fosse stato caricato su un treno in corsa a folle velocità verso il crack delle banche americane, e gli scontri avvenuti al G8 hanno fatto sì che la gente non se ne accorgesse. La piazza, la battaglia tra due visioni del mondo, vinta dalle multinazionali, ha oscurato le decisioni che si prendevano tra i potenti del mondo. Oggi gli operai perdono i posti di lavoro e se i poliziotti si vedono decurtati gli stipendi, devono ringraziare i loro colleghi.

 

Come avete raccolto il ricchissimo materiale che compare nel documentario?
Fracassi-Lauria. Grazie a un lavoro d’inchiesta fatto con otto miei ex-studenti di giornalismo. Abbiamo intervistato più di 60 persone in audio, poi abbiamo scelto le loro testimonianze e siamo tornati a farci ridire le stesse cose.

 

Tra i poliziotti che parlano ci sono praticamente solo sindacalisti…
Fracassi. Solo loro, nella polizia, sono disposti a parlare davanti alla telecamera. E non sono nemmeno tutti ‘buoni’. Abbiamo incontrato tantissimi poliziotti ma a molti di loro, anche se erano disposti a parlare, non l’hanno permesso. Un carabiniere di leva ci aveva raccontato dei sei mesi di addestramento che gli hanno fatto fare, caricandoli psicologicamente con marce forzate, svegliandoli alle 4 del mattino, annullando le licenze all’ultimo minuto e dicendo che i manifestanti sarebbero stati violentissimi. E che a quel punto era talmente carico che avrebbe spaccato la faccia persino alla madre. Poi però questo carabiniere è sparito e non ha più voluto parlarci.

 

Quali sono i materiali inediti di The Summit?
Fracassi-Lauria
. Le immagini vere delle molotov entrate nella scuola, che non ha avuto nessun altro, oppure l’irruzione vista da 41 telecamere diverse, conversazioni telefoniche, l’ordine disobbedito di non andare in via Tolemaide. Mondelli ha rifiutato di obbedire, ha deviato e caricato le tute bianche, costringendo i manifestanti nel budello di piazza Alimonda.

The Summit uscirà presto in sala?
Fracassi
. Non sappiamo ancora. Abbiamo rifiutato alcune offerte di distribuzione perché vogliamo esca in sala davvero, non clandestinamente, e venga visto da più persone possibili. Non per guadagnare tanto, ma per illuminare chi non è informato. Deve esserci la massima diffusione. Intanto la partecipazione a Berlino è stata bella e inaspettata. Avevamo mandato semplicemente il film in visione e l’hanno preso.

autore
14 Febbraio 2012

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