Forest Whitaker nella Megalopolis di Coppola

L'attore afroamericano, che riceverà la Palma d'oro d'onore nella serata di inaugurazione, ha parlato generosamente del nuovo progetto di Francis Ford Coppola Megalopolis, che sarà sul set ad agosto


CANNES Forest Whitaker con il suo inconfondibile aplomb e tono di voce ha piacevolmente ipnotizzato i giornalisti di Cannes. L’attore afroamericano 60enne, che riceverà la Palma d’oro d’onore nella serata di inaugurazione, ha parlato generosamente del nuovo progetto di Francis Ford Coppola Megalopolis, che sarà sul set ad agosto e in cui è coinvolto attivamente.

Attore e produttore, oltre che filantropo, vegetariano, attivista per i diritti degli animali, Whitaker ha un ruolo consistente nel nuovo film, un progetto in cantiere da una ventina d’anni e in cui Coppola ha investito personalmente cifre superiori ai 100 milioni di dollari. L’ultima regia, Distant Vision risale al 2016.

L’attore, premio Oscar per Last King of Scotland, sarà in Megalopolis accanto ad Adam Driver, Nathalie Emmanuel e Jon Voight. Ancora piuttosto nebuloso il plot, che unisce Antica Roma e una versione utopistica di New York, ribattezzata New Rome. Secondo Whitaker “è la storia di una città e del potere che si struttura in essa, anzi di una lotta di poteri”. Una sceneggiatura molto bella, sempre secondo l’attore che ha vinto il premio per l’interpretazione a Cannes con Bird di Clint Eastwood e che al Festival francese ha portato anche A Rage in Harlem di Bill Duke, Body Snatchers di Abel Ferrara e soprattutto il cult di Jim Jarmusch Ghost Dog: The Way of the Samurai.

“La prima volta che sono venuto a Cannes – ha raccontato – era nel 1988 per Bird e ha coinciso con il mio riconoscimento a livello internazionale, mi ha permesso di essere considerato un artista. All’epoca non ero mai stato a un festival. Essere riconosciuto per il mio lavoro mi ha toccato profondamente, è stato un vero regalo. Ricordo che la notte prima della premiazione ero nella mia stanza con mio fratello e lui mi ha detto che sembrava verosimile potessi vincere qualcosa, ma pensavo che stesse scherzando”.

Whitaker è anche produttore (tra i suoi lavori Fruitvale Station di Ryan Coogler e Songs My Brother Taught Me di Chloe Zhao) e quest’anno ha portato al Festival il documentario di Christophe Castagne e Thomas Sametin girato nel Sudan del Sud For the Sake of Peace. “Come produttore – ha spiegato – mi sento in dialogo con i progetti, mentre come attore mi affido alla pancia e all’istinto oltre che alle mie convinzioni personali”. Nessun progetto come regista, per ora, dopo aver diretto Waiting to Exhale e Hope Floats.

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17 Maggio 2022

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