Al via il 1°dicembre il Filmmaker International Film Festival, in programma fino al 10 dicembre a Milano, allo Spazio Oberdan, all’Arcobaleno Film Center e alla Casa del Pane.
Saranno al centro della manifestazione, come da tradizione, il cinema documentario e “di ricerca”. Il film di apertura di quest’anno sarà L’atelier di Laurent Cantet, regista di La classe (Palma d’Oro), presentato all’ultimo Cannes e in uscita l’anno prossimo in Italia con Teodora Film. La storia di un gruppo di giovani di La Ciotat che riscoprono l’identità operaia della città grazie a un corso di scrittura. A concludere il festival, invece, rinnovando la tradizione di affidare la chiusura a un autore italiano, ci sarà Nato a Casal di Principe di Bruno Oliviero, il racconto del rapimento di un ragazzino e la disperata ricerca da parte del fratello maggiore per le campagne partenopee. Il Concorso internazionale quest’anno propone 11 film, senza distinzioni di formato, genere o durata, firmati da autori esordienti e affermati. L’Assemblée di Mariana Otero racconta le notti spese a Place de la République, a Parigi, a inventare nuove forme di democrazia e Paris est une fête di Sylvain George ritrae le “diciotto onde” che si infrangono nelle piazze della capitale francese, come quella dei migranti invisibili di Calais di L’Heroïque Lande. La Frontière brule di Nicolas Klotz ed Elisabeth Perceval. Mentre I Pay for Your Story di Lech Kowalski, di nuovo a Milano dopo la personale sul suo cinema “ribelle” nel 2014, racconta la decadenza della sua città natale Utica, antico baluardo del sogno americano. L’etnografia El mar la mar di Joshua Bonnetta e J.P. Sniadecki, invece, narra il viaggio attraverso il deserto di Sonora per raggiungere gli Stati Uniti dal Messico e il film-saggio Purge This Land di Lee Anne Schmitt descrive gli Stati americani del sud ancora come terre colpevoli di razzismo e schiavitù.
Alex Gerbaulet e Mareike Bernien raccontano in Tiefenschärfe i crimini di matrice xenofoba commessi agli inizi del 2000 dal NSU, la cellula terroristica neonazista tedesca e Denis Côté con Ta peau si lisse filma i corpi espansi dei “gladiatori” moderni. The Secret Sharer di Filippo Ticozzi è un “documentario di fantascienza”, una riflessione sul mondo di corporalità mutanti che stiamo costruendo e Dragonfly Eyes di Xu Bing racconta la nostra quotidianità spiata dalle videocamere di sorveglianza. Luca Ferri con Ab Ovo, invece, ricomincia la storia del mondo da capo, ripartendo da Adamo ed Eva e dando loro un’ultima occasione per migliorare la loro stirpe.
Nella sezione Fuori Concorso, sono 8 le proposte. Séance e Whipping Zombie di Yuri Ancarani, video-artista e filmmaker che ha esposto alla Biennale di Venezia, al MAXXI di Roma, al Guggenheim di New York e all’Hammer Museum di Los Angeles: Séance è un documentario di osservazione su una seduta spiritica in cui si evoca l’architetto, designer, scrittore, fotografo, pilota automobilistico e aeronautico Carlo Mollino, e Whipping Zombie ritrae la danza degli zombie di Haiti, al ritmo di una musica martellante che induce la trance. Vincitore del Pardo d’oro all’ultimo Festival di Locarno, Mrs Fang di Wang Bing registra la cronaca degli ultimi dieci giorni di vita di un’anziana donna affetta dal morbo di Parkinson. Lara Fremder, in Santa Fe, affida alle presenze teatrali di Federica Fracassi e Gustavo Giacosa la messa in scena di un trasloco che solleva molta polvere e Monica Stambrini, in Lady Oscar, accompagna alla cerimonia di consegna degli Academy Award l’amica e collaboratrice Antonella Cannarozzi, candidata per i costumi di Io sono l’amore di Luca Guadagnino (siamo nel 2009), facendo un bilancio sullo stato di salute del cinema e sull’Italia in epoca berlusconiana.
La zona oscura di Gaia Giani racconta, invece, gli ultimi mesi della Casa dei Bambini, prima del trasferimento dallo storico edificio di via Porpora, oggi diventato un’abitazione privata. If I Think of Germany at Night, il nuovo lavoro di Romuald Karmakar ci immerge nella scena techno e dà voce ai più grandi DJ in attività della scena musicale berlinese. A fabrica de nada di Pedro Pinho parla dell’altra faccia della crisi portoghese, la voglia di stravolgere, con immaginazione e rigore, la realtà di macerie diffusa dalla crisi economica contemporanea. Nella sezione Concorso Prospettive ci sono 15 titoli, quasi tutti in prima assoluta, diretti da registi under 35. L’estinzione rende liberi di Demetrio Giacomelli, film di fantascienza autarchica, sul desiderio di autoestinzione dell’uomo per liberare il pianeta dalla sua presenza e Io ci sono ancora di Gianluca Salluzzo, sullo stesso tema, dove, però, la figura dell’uomo prova a opporre resistenza. Argonauti di Alessandro Penta, un film sugli antichi e nuovi migranti e Italian-African Rhyzome. A Choreography for Camera (+ voice) di Martina Melilli, che partendo dalla storia personale sua e della sua famiglia traccia, in forma di danza, le rotte migratorie attuali o potenziali (nel presente e nel passato) del Mediterraneo. L’archivio familiare è anche il riferimento di Caterina Biasucci che, mescolando le immagini girate dal padre e quelle realizzate da lei oggi, racconta il mutamento di un sentimento nel corso degli anni in Appunti sulla mia famiglia. Un dialogo familiare interrotto è invece quello che attraversa il film di Elisabetta Falanga, Il peso del mare, in cui l’autrice e la madre cercano di ritrovare uno spazio comune tra le pareti di casa di fronte al trauma della malattia di un fratello. Odio il rosa! di Margherita Ferri, invece, parla del corpo e delle sue varie forme e delle scelte di due genitori che assecondano i desideri della figlia in tema di gender. Non è amore questo di Teresa Sala entra nell’intimità di Barbara, che senza censure racconta il suo desiderio di amare e di essere amati senza paura di mostrarsi per come è. Caterina Ferrari, in La gabbia, trasforma i corpi in movimento cinematografico, portando sullo schermo lo sforzo estremo degli uomini che lottano, avviluppando muscoli, lividi e dolore.
Nel decennale della scomparsa, la retrospettiva di Filmmaker 2017, in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale e Associazione culturale Alberto Grifi, sarà dedicata ad Alberto Grifi: da Verifica incerta (1964-65) fino alla versione definitiva di L’occhio è per così dire l’evoluzione biologica di una lacrima (2007), passando per il suo capolavoro più celebre, Anna (1972-75) e per tanti titoli meno noti, il festival proporrà l’opera omnia di Grifi, compreso – sotto forma di installazione – il girato integrale de Il festival del proletariato giovanile al Parco Lambro (1976).
Tra gli ospiti di questa edizione ci sarà il maestro francese Alain Cavalier, noto al pubblico italiano soprattutto per Thérèse (Premio della Giuria al Festival di Cannes e tre César) e i suoi Six Portraits XL che si vedranno in anteprima italiana sono sei ritratti, ciascuno contrassegnato da un nome proprio, realizzati da Cavalier su quello che lui chiama il “bric-à-brac della vita”. Il festival propone anche un omaggio alla produzione artistica e letteraria di Francesco Ballo (Milano, 1950), docente di storia del cinema e del video all’Accademia di Belle Arti di Brera, studioso e filmmaker. Dopo aver presentato, nel 2012, il loro Leviathan, il festival torna a ospitare le opere di Lucien Castaing-Taylor e Véréna Paravel proponendo i due film che i registi hanno realizzato nel 2017: Caniba, vincitore del Premio Speciale della Giuria Orizzonti all’ultima Mostra di Venezia, sul cannibalismo nel Giappone contemporaneo, e Somniloques, su Dion McGregor, musicista newyorchese studiato per la capacità di raccontare, in tempo reale, i suoi sogni mentre dormiva.
“Fragrances in Motion Award”, infine, è il titolo del contest ideato dalla casa di profumi francese Olibere, in collaborazione con Filmmaker, Festival Mix Milano, Roma Creative Contest e con la media partnership di MYmovies.it e Lolaglam. Ciò che si chiede ai partecipanti al contest, che comprende due categorie, “Amatori” e “Professionisti”, è di reinterpretare le essenze, di lasciarsi guidare dall’olfatto per attivare gli altri sensi. Associato al contest ci sarà anche una masterclass tenuta da Michelangelo Frammartino (Le quattro volte, Alberi) che, col titolo “Filmare l’invisibile”, propone un itinerario di ricerca sul cinema a partire dalla propria esperienza di regista.
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