Sale d’essai, un altro mercato che da Ravenna chiede più risorse, decentramento, l’attenzione dei media anche non tradizionali. Una tre giorni, quella organizzata dalla Fice e dall’Agis, che si ripeterà, dopo questa prima edizione, anche l’anno prossimo. E sempre a Ravenna. Un debutto assoluto per queste Giornate professionali del secondo tipo, a testimonianza del rilievo che il cinema di qualità ha acquisito per esercenti attenti, specializzati, mirati con successi anche al botteghino come Le fate ignoranti o I cento passi: 450 schermi che godono di benefici fiscali e premi in denaro (5 miliardi in totale dal Fus) ma risultano penalizzati dalla “concorrenza sleale” delle sale commerciali, che sempre più aprono a questo cinema, come rileva Georgette Ranucci, proprietaria del romano Alcazar e collaboratrice della Lucky Red di Andrea Occhipinti. Un impegno distributivo che le ha fruttato il Premio Fice 2001, condiviso con la Key Films: l’ha ritirato Demetrio Crea, che prosegue l’attività coraggiosa e originale del compianto Kermit Smith.
Intanto, in attesa di vedere Il sogno di Harry di Goran Paskaljevic (leggi l’intervista) premiato a Ravenna per il suo cinema, attuale “metafora dei danni prodotti da odio e intolleranza”, le sale d’essai vorrebbero almeno raddoppiare. Per questo chiedono al governo – che era rappresentato in apertura dal sottosegretario Nicola Bono – un maggior impegno. Ma anche politiche europee per la diversità culturale, come sostenuto al convegno su “Stato, Regioni, Enti locali e cinema di qualità” che ha chiuso gli incontri, dall’europarlamentare Roberto Barzanti. E decentramento normativo, come propugnato da Giacomo Martini, dell’Ufficio Cinema della Regione Emilia Romagna e sostenuto dal presidente dell’Anec, Alberto Francesconi, favorevole a anche una revisione della normativa sull’apertura delle sale.
Quelle alternative, com’è immaginabile, non sono equamente distribuite sul territorio: Lombardia, Veneto e Piemonte predominano; il Sud, Puglia a parte, ha più difficoltà, anche per carenza di interlocutori attenti nelle amministrazioni. Lo rileva il presidente della Fice, Domenico Dinoia, insistendo sulla necessità di garantire al film d’autore spazi di visibilità congeniali (quasi mai sono i multiplex). Visibilità anche sui media, come rivendica Laura Delli Colli, presidente del Sindacato giornalisti, SGCCI: “la stampa specializzata e i siti internet sono in controtendenza rispetto ai quotidiani, che dedicano attenzioni sempre più esigue al cinema”. Contro la censura del mercato e per la libertà di visione si dichiara anche Bruno Torri, presidente del sindacato critici, SNCCI, in un messaggio inviato alla platea ravennate. Dei critici, nonostante ricorrenti polemiche, il cinema di qualità sembra non poter davvero fare a meno.
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