Enrico Fiabeschi è giovane, squattrinato, sconclusionato, campa di espedienti e deve assolutamente superare un esame – per cui, naturalmente, non ha studiato – per rinviare il servizio di leva obbligatorio (siamo nei pieni anni ’70 della Bologna studentesca). Così almeno lo descriveva il grande fumettista Andrea Pazienza nel suo breve racconto per immagini ‘Giorno’. Non è un protagonista, non ha che poche vignette dove, tra una pessima figuraccia davanti alla prof. e uno ‘scazzo’ con tanto di esplicite bestemmie – cosa insolita per i fumetti del tempo, anche indipendenti come quelli di Paz – esprimeva le angosce e le insicurezze di una generazione che iniziava già a dirigersi verso lo ‘sbando’. In Pazienza Fiabeschi non ha particolari connotazioni regionali. Potrebbe essere di Bologna, come di Roma: parla solo il linguaggio dei giovani del suo tempo.
Nel 2001 il regista Renato De Maria dirige PAZ!, un onesto omaggio ai fumetti del maestro, e affida corpo e voce del personaggio alla buffa mimica di Max Mazzotta, che lo connota efficacemente in maniera molto marcata. Non bestemmia – comprensibilmente – ma in compenso appare chiaro che questo Fiabeschi, un po’ diverso dall’originale, riassume in sé le caratteristiche di molti altri personaggi di Paz, come Pentothal, analogamente menefreghista e ‘spinellato’, assumendo nell’economia del film un’importanza maggiore. Inoltre, nella sua versione cinematografica, Fiabeschi sembra proprio provenire dal Sud, in linea con le origini del suo interprete cosentino. E siamo a oggi: per volere di Mazzotta, Fiabeschi ricompare al cinema in un capitolo ‘apocrifo’ delle sue disavventure, Fiabeschi torna a casa, prodotto da 11 marzo film e distribuito da Whale Pictures a partire dal 22 agosto. E’ lo stesso attore ad autodirigersi in questa nuova storia (molto) liberamente ispirata ai fumetti di Paz, che vede Enrico, ormai 40enne, totalmente al verde, rientrare nella sua terra natia, il paese di Cuculicchio in Calabria, dove lo aspetta una poco entusiasmante vita da bidello.
“In PAZ! – dice il regista e protagonista – è stato divertente riempire i vuoti che il fumetto, giustamente, lasciava in sospeso. Al cinema Fiabeschi assume una sorta di consapevolezza istintiva che nel fumetto non c’è: commenta ad alta voce con smorfie e sguardi in macchina e si rivolge direttamente al pubblico come se ne percepisse la presenza. Ciò che Bertolt Brecht chiamava ‘effetto di straniamento’. L’immedesimazione, per chi leggeva il fumetto, era immediata e lo è stata anche nel 2001 per chi ha visto il film. Oggi le dinamiche degli studenti universitari non sono molto mutate, Fiabeschi resta un personaggio ‘universale’, emblema di una generazione sempre fedele a sé stessa. Il Fiabeschi di oggi, alla soglia dei 40 anni, prova un dissidio interiore che nasce dal contrasto tra la sua natura e un barlume di coscienza che per la prima volta inizia ad affacciarsi sulla sua vita. Ma Enrico resta un outsider anche in patria, comunque relegato alla sua condizione di disadattato cronico”.
Il film, opera prima di Mazzotta, è realizzato in collaborazione con Rai Cinema, con il Contributo della Fondazione Calabria Film Commission per l’Audiovisivo e con un fondo da parte del MiBAC come Film d’Interesse Culturale Nazionale. Da segnalare nel cast anche la presenza di Ninetto Davoli nei panni del burbero papà di Enrico.
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