Festival Senza Frontiere: carcere e donne con ‘Open the door’ di Shahram Karimi

Dopo il primo video realizzato nel 2013 nel Carcere di massima sicurezza di Spoleto, l’artista iraniano Shahram Karimi continua il suo viaggio nel mondo della detenzione con Open the door


Torna Senza Frontiere/withoutborders, il film festival umanitario internazionale dedicato a film capaci di mettere in evidenza quanto hanno in comune gli esseri umani e di raccontare storie di vita eccezionali. In questa nuova edizione 2014, si accendono i riflettori su un tema quanto mai attuale: le donne e la loro capacità di affrontare e trasformare tragiche realtà che vengono loro imposte In questa ottica è stato realizzato il video Open the door diretto dall’artista iraniano Shahram Karimi all’interno del Carcere Femminile di Rebibbia, prodotto dal festival e presentato per la prima volta al pubblico il 5 giugno alla Casa del Cinema, dopo l’anteprima per le detenute prevista all’interno del carcere il 4 giugno. Dopo il primo video realizzato nel 2013 nel Carcere di massima sicurezza di Spoleto, l’artista iraniano Shahram Karimi continua il suo viaggio nel mondo della detenzione. 

Quest’anno durante un seminario di due settimane con un gruppo di detenute  all’interno del carcere femminile di Rebibbia ha realizzato  la seconda parte del  del suo racconto drammatico e poetico al tempo stesso. La straordinaria capacità di Karimi di cogliere sogni, pensieri ed emozioni già sperimentata nel video girato a Spoleto, si esprime  qui in modo più forte e immediato. Le immagini ci parlano di un carcere in cui la vita quotidiana scorre lentamente in modo quasi bucolico, mentre nei racconti delle detenute emerge quella lucidità e consapevolezza tutta femminile che il carcere sa esaltare e rendere piena e matura.   Seguendo il medesimo filo conduttore sono stati selezionati e saranno proiettati in questa “tre giorni” di cinema internazionale indipendente molti film che narrano  storie al femminile. Honor diaries, di Micahael Smith mostra ritratti di donne, che cercano di creare un cambiamento all’interno delle società musulmane, mentre il primo episodio di animazione della serie televisiva pachistana Burka, oggi piu’ attuale che mai,  reclama maggiore potere per le donne e soprattutto la liberta’ di imparare. Non manca un omaggio alla creatività al femminile con l’incredibile storia di una governante misteriosa, che ha scattato piu’ di 100 mila foto rimaste nascoste in un magazzino per decenni. Scoperte per caso dopo la sua morte hanno fatto di lei una delle fotografe piu’ grandi del ventesimo secolo. Finding Vivian Meyer  e’ la sua storia narrata dai registi Charlie Siskel e  John Maloof . Molte le altre pellicole da non perdere nel programma del festival, alla ricerca di storie di vita uniche da raccontare per mettere in evidenza la capacita’ degli uomini di trasformare il dolore. Following the Ninth di Kerry Candaele, dedicato all’ultima sinfonia di Beethoven, e’ un inno al potere della musica, del cinema e dell’arte in genere che nelle grandi svolte della storia hanno saputo stimolare l’uomo e aiutarlo a superare i tempi difficili; BROKEN CIRCLE BREAKDOWN, di Felix v. Groeningen, candidato agli Oscar di quest’anno come migliore film straniero, racconta la relazione libera e romantica di due esseri umani dalla mente indipendente, che diventano una famiglia speciale.  Quando, pero’ l’unica  figlia si ammala in maniera grave  tutto viene messo alla prova.  Da non perdere Ultimatum alla terra, il film di Robert Wise del 1951, che con grande anticipo rispetto a Steven Spielberg,  narra di un alieno che atterra e porta con se’ un messaggio di pace. War in peace, il cortometraggio di Wim Wenders girato sulle rive del fiume Congo, racconta, invece, con impressioni visive il primo anno di liberta’ nel paese reduce dalla dittatura militare e dalla guerra civile. 

autore
29 Maggio 2014

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