Festa grande per Pupi e Antonio Avati

Giornalisti di cinema del Sngci, MiBAC, Istituto Luce Cinecittà, CSC-Cineteca Nazionale, Anica e Casa del Cinema insieme per festeggiare un doppio compleanno, professionale e umano. I cinquant’anni di carriera di Pupi e Antonio Avati e gli 80 anni del primo, nato a Bologna il 3 novembre del 1938. Due Nastri d’Argento speciali consegnati al regista e al produttore dal sottosegretario Lucia Borgonzoni, bolognese come loro, al termine di una serata conviviale e affettuosa condotta da Marcello Foti del Csc e inaugurata da.Giorgio Gosetti, patron della Casa del Cinema, che ha sottolineato il gusto per la varietà di questo duo indissolubile di uomini di cinema. Una carrellata di volti di attori e attrici, spesso scoperti da loro, ha aperto l’incontro ricordando all’affollata platea di amici e complici le tante emozioni regalate da film mitici, da Una gita scolastica a I cavalieri che fecero l’impresa, da Il papà di Giovanna a Il cuore altrove.

Felice Laudadio ha ricordato l’incontro travolgente che si è svolto al Bif&st di Bari “dove abbiamo scoperto uno showman straordinario”. E Pupi l’ha preso in parola deliziando tutti con gli aneddoti di inizio carriera: il primo film Balsamus L’uomo di Satana del ’68 prodotto con 160 milioni messi a disposizione da un potente imprenditore bolognese e girato da Franco Delli Colli, subito consapevole dell’inesperienza del neo regista: “Nun te preoccupa’, te lo giramo noi”, gli disse secondo la versione di Pupi, non confermata da Laura Delli Colli, figlia di Franco e presidente del Sngci: “Non parlava così romano, ma va bene lo stesso”. L’altra storia, che Pupi racconta con tempi comici da rodato cabarettista, è quella del set del film successivo, Thomas e gli indemoniati (1970) sempre prodotto dal munifico Mister X nonostante l’insuccesso dell’opera prima. “Avevo scelto una protagonista alla Grace Kelly, bionda ed esile, ma da Milano arrivò una ragazza piccolina e riccia con i capelli scuri che cacciai dal set in malo modo. Rimase tutto il giorno fuori, al freddo, ad aspettare. Alla fine decisi di premiare questa testardaggine e le diedi la parte. Ma quando cominciò a recitare fummo tutti conquistati dalla sua verità. Era Mariangela Melato“.   

Roberto Cicutto, presidente del Luce, ha ricordato il periodo in cui cui Pupi fu alla testa di Cinecittà Holding, ma ha anche rievocato un episodio personale in cui il carattere battagliero degli Avati emerge: “Ero il produttore di Olmi per Il mestiere delle armi e avevo fatto fare un manifesto che risultò simile a quello de I cavalieri che fecero l’impresa, forse per assonanza d’epoca, così mi presi gli improperi solenni di Antonio”. E ancora: “Credevo che il loro cinema fosse distante da me, invece ho capito che non esiste un’unica verità”.

Per Francesco Rutelli (Anica) il loro è “un sodalizio eccezionale, da spettatore mi ha sorpreso la versatilità intrecciata con la qualità, se il cinema italiano è forte è perché è pluralistico e ciò che esce dal mainstream è fondamentale in questo”. Nicola Borrelli ricorda che il ministero è sempre stato accanto alla DueA e ai suoi progetti, tra cui il nuovo lavoro Il signor Diavolo, in sala nel 2019, un horror ambientato negli anni ’50 con Gianni Cavina, Alessandro Haber e Chiara Caselli. La conclusione spetta a Lucia Borgonzoni: “Hanno fatto un grande lavoro e sono rimasti sempre assieme come una vera famiglia e questa non è una cosa scontata nella nostra epoca”.