FELLINI E CHAPLIN


“L’Express” della settimana che va dall’8 al 14 maggio dedica al festival di Cannes un inserto di 68 pagine, di cui quasi la metà (32 per la precisione) riservata a Fellini. Apre lo stesso Gilles Jacob con qualcosa che assomiglia a una lettera d’amore indirizzata all’illustre scomparso, seguono una cinebiografia firmata da Michel Grisolia, una raccolta di dichiarazioni dell’autore su ogni suo film, i ricordi di coloro che per una ragione o per l’altra hanno avuto a che fare con lui (da Rossellini alla nipote Francesca Fabbri, dalla moglie Giulietta Masina al critico Tullio Kezich, il suo massimo esegeta), un’intervista a Nicola Piovani che ha composto le musiche dei suoi ultimi film, un articolo su Milo Manara che ha dato forma di fumetto a due progetti di Fellini, Viaggio a Tulum e Il viaggio di G. Mastorna, la riesumazione di una chiacchierata con Simenon pubblicata nel ’77 dallo stesso “L’Express” in occasione dell’uscita parigina del Casanova.
Tante pagine si giustificano con la retrospettiva completa dell’opera felliniana, dotata di film appositamente restaurati nei laboratori di Cinecittà. Va aggiunto che l’omaggio di Cannes al passato del cinema non si ferma all’opera omnia di Fellini. Un posticino viene riservato a Cocteau, che fu ospite fisso del festival sino alla sua scomparsa; il compito di chiudere la manifestazione è stato riservato alla copia restaurata di Tempi moderni, con l’aggiunta di una vera propria chicca: la proiezione dell’altro finale del film, quello in cui la monella si separava dal vagabondo, optando per il convento. Chaplin l’accantonò, preferendo chiudere sul vagabondo e la monella che se ne vanno per la loro strada verso un incerto futuro, quasi un lieto fine dunque.
Chissà se qualcuno noterà l’analogia tra Tempi moderni e 8 e ½, due film per cui i rispettivi autori avevano girato due finali, uno triste e uno lieto, optando in definitiva, al contrario, per quello lieto. E chissà se, al contrario, noterà il diverso destino dei due finali scartati: finito probabilmente al macero, quello di Fellini, comunque perduto, come ci racconta Mario Sesti nel mediometraggio L’ultima sequenza, anch’esso incluso nella retrospettiva; religiosamente custodito quello di Chaplin, insieme a tutto il materiale scartato nel corso della sua lunga attività creativa.
Un destino diverso che illumina anche la diversa sorte capitata ai due autori: Fellini mai padrone delle proprie opere; Chaplin sempre, sin dai tempi dei suoi ‘two reels’. Perché ciò accada, cioè che si notino le analogie e le diversità, occorrerebbe un’attenzione speciale verso le retrospettive, evento poco probabile in una manifestazione che guarda al futuro del cinema, anziché al suo passato. Basterà “L’Express” a ribaltare la tendenza, “L’Express” che porta in copertina l’apparizione del Rex in Amarcord, una delle maggiori ‘images de marque’ dell’intera storia del cinema, con su scritto un cubitale “Viva Fellini!”? Ne dubitiamo. Intanto accontentiamoci di questo momentaneo primato mediatico, ottenuto ancora una volta grazie alla forza del passato del nostro cinema, in attesa di altri ‘maestros’ che occupino il posto lasciato vacante da Fellini, Rossellini e Pasolini, i nostri tre autori più amati dai francesi.
D’altra parte, anche i nuovi film italiani scelti da Jacob e dai suoi collaboratori si rivolgono al passato: quello immaginario de Il cuore altrove, un passato di comodo, oserei dire, che consente ad Avati di raccontare con maggiore libertà e senza preoccupazioni la sua storia; quello reale de La meglio gioventù, di Marco Tullio Giordana, cavalcata sugli ultimi 40 anni di storia italiana, raccontata dalla visuale privata di una non tanto tipica famiglia borghese.
Il presente, lo dobbiamo ricercare alla Semaine de la critique, che verrà conclusa da B. B. e il cormorano, opera prima di Edoardo Gabbriellini, l’attore protagonista di Ovosodo, nonché alla Quinzaine des réalisateurs, dove apparirà L’isola di Costanza Quatriglio. Presente che si rifugia in un quartiere semiabbandonato di Livorno e nell’isola di Favignana, arcipelago delle Egadi, al largo di Trapani. Il Salento di Winspeare, la Bari vecchia di Piva, la Lampedusa di Crialese, il Villaggio Coppola di Garrone e ora la Favignana della Quatriglio e il Cormorano di Gabbriellini: la strana Italia, fuori dagli itinerari turistici dove il nostro cinema cerca di dimenticare il suo quasi ingombrante passato, alla ricerca di una nuova verginità.

19 Maggio 2003

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