A Cannes sotto il segno di De Sica. E dell’Europa. Cinecittà parte per la Croisette con due obiettivi in valigia: festeggiare e onorare il grande attore-regista nel centenario della nascita; discutere e rilanciare il cinema made in Europe con un corposo convegno in chiusura di festival. Ce ne parla il presidente di Cinecittà Holding, Felice Laudadio.
Vittorio De Sica, grande maestro del cinema italiano. Come lo ricorderete?
La nostra intera presenza a Cannes sarà contraddistinta dall’omaggio a De Sica, a cominciare dallo stand, un padiglione di oltre 230 mq dove siamo presenti con tutte le società a noi collegate. Al festival abbiamo allestito un’importante mostra di 80 fotografie, scattate sui set e nella vita privata di Vittorio. Il 16 sarà poi il “De Sica Day”, una giornata ricca di ospiti, a cominciare dai tre figli, Emy, Christian e Manuel, da Gina Lollobrigida e molti amici, da numerosi studiosi della sua opera e del suo genio. In serata la proiezione di due suoi film, Ladri di biciclette nella copia restaurata da Cinecittà Holding sottotitolata in francese e Miracolo a Milano, che torna a Cannes cinquant’anni dopo aver vinto la Palma d’Oro.
Un anno molto positivo per il cinema italiano, ma Cinecittà rilancia con un incontro sul cinema europeo, “Diffusione del cinema europeo in Europa”.
Sfondare nel mercato europeo è il primo grande passo da compiere, la prima sfida che i film dell’Europa devono vincere. Non è possibile pensare di uscire vittoriosi dal confronto con gli Usa se non si usano strategie comunitarie. Il convegno, a cui partecipano le 19 agenzie della European Film Promotion, tra cui Italia Cinema; Viviane Reding, commissario europeo alla cultura; registi italiani e stranieri e diversi produttori, vuole arrivare alla costituzione di un organismo di sostegno della EU per la circolazione e la distribuzione dei film europei.
Sfida Usa-Europa: di quali cifre si parla?
Il pubblico americano è di 250 milioni di spettatori potenziali, quello europeo di 350 milioni. Ovviamente il cinema Usa e il suo impressionante sistema di marketing raggiungono qualche miliardo di spettatori nel mondo, ma un’azione europea comune può risultare decisiva per il futuro delle cinematografie d’Europa, naturalmente nel rispetto delle identità nazionali.
Distribuzione, sciovinismo, identità culturale, difficoltà di circolazione: quali sono gli ostacoli che gli europei pongono ai loro film?
Senz’altro la distribuzione, un problema a cui abbiamo dedicato il numero doppio della nostra pubblicazione, “Cinecittà”, con gli interventi di registi, produttori, distributori e Jacques Delmoly di Media Plus, ma non solo quello. Dobbiamo arrivare ad allargare il circuito già esistente ma insufficiente delle sale, almento per i cinque paesi produttori più importanti (Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna e Italia). Mi sembra importante il segnale arrivato in questa stagione dal cinema italiano, finalmente meno ombelicale e individuale: opere come La stanza del figlio o Le fate ignoranti potrebbero essere state girare a Amsterdam come a Madrid, toccano temi fondamentali, universali, e facilmente trovano interesse e riconoscimenti al di fuori del nostro Paese.
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