“Gli sportivi muoiono due volte”. La prima avviene quando terminano la loro carriera professionale: un evento luttuoso, che segna uno spartiacque tra un prima e un dopo. E quando quello che è accaduto prima ha segnato la storia di uno sport, non si può di certo restare indifferenti. Arriva su Prime Video dal 20 giugno Federer – Gli ultimi dodici giorni, il documentario diretto dal regista premio Oscar Asif Kapadia che ci fa immergere nell’elaborazione del lutto del grande campione di tennis Roger Federer, della sua famiglia, dei suoi amici e, soprattutto, dei suoi fan, nella breve parentesi di vita che ha separato l’annuncio del suo ritiro dalla sua ultima partita.
L’addio alle competizioni di colui è considerato uno dei migliori tennisti di sempre, se non il migliore in assoluto, è stato un evento mediatico che tutti gli appassionati ricordano. L’arduo compito di Kapadia è stato quello di riproporlo in maniera fresca e accattivante. Per riuscirci ha dato fondo a un archivio di immagini realizzate dalla famiglia Federer, inizialmente, per un uso privato e, per questo, capaci di restituire la parte più intima dell’uomo dietro al campione. A partire dalla registrazione del video con cui annuncia il ritiro fino alla sua ultima partita nell’iconico doppio al fianco del rivale di una vita Rafael Nadal, nella Laver Cup del 2022: 12 giorni in cui il grande atleta e l’intero mondo del tennis attorno a lui si sono preparati a dire addio a un’epoca storica, quella dei Big Three (il nome che viene dato al trittico di fenomeni composto da Federer, Nadal e Djokovic che per un ventennio si sono divisi quasi tutti i tornei del grande Slam).
Proprio la presenza del dietro le quinte dell’ultimo torneo di Federer è forse la parte più intrigante per tutti gli appassionati. La particolare struttura della Laver Cup, in cui i tennisti europei sfidano quelli del resto del mondo, ha dato la possibilità di vedere il tennista svizzero nella stessa squadra dei suoi rivali di una vita: i tre atleti (quattro, se si aggiunge Andy Murray) che hanno caratterizzato il tennis moderno, uno al fianco dell’altro, per omaggiare il più maturo di loro, che a ben 41 anni, non senza grandi sofferenze, decide di appendere la racchetta al chiodo. Un’occasione irripetibile per richiamare alla memoria le grandi imprese che li hanno visti protagonisti per oltre vent’anni, raccontate dalla loro viva voce, tra lacrime e commozione.
“Non rivedremo mai più un giocatore con quel flow, quella perfezione, quell’eleganza” dichiara Rafael Nadal, il grande co-protagonista del film, per la storica rivalità e al contempo sincera amicizia che ha legato i due fenomeni della racchetta. La scena di Rafa in lacrime al fianco di Roger è diventata iconica istantaneamente e Kapadia è riuscito a rivitalizzarla, inserendola in un contesto emotivamente pregno di significato. Il terzo atto del film, infatti, interamente ambientato durante la Laver Cup, è un crescendo che, attraverso il montaggio alternato e le musiche, riesce a riportarci allo stato di spaesamento in cui erano i protagonisti all’epoca.
I gesti compiuti innumerevoli volte, sempre uguali – gli esercizi di riscaldamento, indossare l’iconica bandana davanti allo specchio – vengono ripetuti per l’ultima volta davanti alle telecamere. Il volto del ragazzino che stupiva il mondo all’inizio del millennio diventa quello di un uomo adulto che ha compiuto ciò che nessuno prima di lui era riuscito a fare: vincere, appassionare, emozionare, sempre con eleganza e rispetto verso i rivali e i fan. Un cerchio che si chiude, perfetto come la carriera di Federer, ineluttabile come le sue più spietate volèe.
Nella sequenza finale i protagonisti diventano le persone sugli spalti, i fan che hanno condiviso il loro percorso di vita con le partite e i trionfi di questo campione e che ora si trovano in lacrime a fare i conti loro stessi con il tempo che passa. Memorie collettive che diventano personali e per questo vive, uniche. Perché la carriera di Federer appartiene a tutti noi, così come la sua fine.
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