Favino: “La mia Africa non è Valtur”


Non si sa quale sia la “vita facile”, se quella di chi passa metà della giornata in un ingorgo sul Lungotevere, guadagna euro a palate su una partita di valvole cardiache difettose e sogna i tonnarelli alla gricia e lo scudetto della Lazio o, all’opposto la quotidiana battaglia contro le infezioni e i black out elettrici di un medico “senza frontiere”. Ma la commedia di Lucio Pellegrini (appunto La vita facile) dal 4 marzo in sala con Medusa volutamente non dà una risposta univoca. Se non nel personaggio di Elsa (Camilla Filippi), dottoressa cooperante e madre single per scelta.

 

Prodotto da Fandango (e girato in parte in Puglia col sostegno della Apulia Film Commission), il film racconta la fuga in Kenya del medico maneggione Mario Tirelli (Favino) che raggiunge un amico di vecchia data, l’idealista Luca Manzi (Accorsi), essendo inseguito da un doppio avviso di garanzia. Pieno di fobie e viziatissimo, si ritrova a lavorare in un piccolo ospedale da campo in condizioni a dir poco precarie. A complicare il tutto, dopo qualche tempo, li raggiunge Ginevra, donna-bambina sposata da Mario ma amata anche da Luca, seppure fugacemente.

 

“In questo film – dice Accorsi – niente è come sembra. Non possiamo capire i personaggi al primo sguardo e l’idea che ce ne facciamo viene via via smentita. Non è solo questione di ipocrisia, ma di quanto si fa fatica ad accettare certi aspetti di sé. Credo che Pellegrini abbia evitato molti facili luoghi comuni: sia il buonismo che il cinismo solo di superficie. E alla fine è riuscito a raccontare vari aspetti dell’egoismo”.

Commistione di vari generi, dalla commedia al thriller, dal dramma all’avventura, La vita facile è anche un omaggio ai “colonnelli” della commedia classica. Dice Favino: “Manfredi, Gassman, Sordi e Tognazzi sono ancora oggi attuali. I nostri personaggi sono fetenti anche se simpatici e capaci di usare tutto, compresa l’Africa, per ripulirsi. Forse sono proprio gli italiani ad essere come loro, negli anni ’60 come oggi”. Dell’italianità, dice il regista, fa parte anche il nostro dividerci su tutto. “Anche i temi politici ormai sono affrontati in termini calcistici, tra tifoserie opposte. Quest’Italia, in mano ai settantenni, è davvero orribile”.

 

Incalza Vittoria Puccini, che nel film sfodera un opportunismo non indifferente: “Ginevra è una donna superficiale che arriva in Kenya e pretende di dettare lei le regole a questa terra. Scende dall’aereo elegante e meravigliosa, come se andasse in un villaggio Valtur. Prende in braccio un bambino con la lebbra e quando scopre che è malato inorridisce. E’ ambigua, manipolatrice, usa il suo fascino per gestire due uomini, ma è anche una donna fragile che ha bisogno di aggrapparsi a qualcuno. E l’Africa le tira fuori quello che è veramente, come fa anche con gli altri personaggi”.

A proposito di modelli, interviene Pellegrini: “Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa? è sicuramente la commedia più significativa sul Continente nero nel nostro cinema, l’abbiamo visto tutti da bambini e ci ha conquistato per il suo sguardo non consolatorio. L’Africa, oggi come ieri, sembra essere il perfetto teatro per esaltare le caratteristiche degli italiani”.

 

Anche il titolo, prosegue Pellegrini, già autore di Figli delle stelle, “riflette la nostra realtà caotica, la vita facile è tutto ciò a cui i personaggi non possono rinunciare”.

autore
25 Febbraio 2011

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