“Io sono uno che fa film – risponde così il regista iraniano Asghar Farhadi alle polemiche riguardanti la candidatura agli Oscar della sua ultima opera come miglior film straniero dell’Iran – Ho scritto una lettera aperta per spiegare la mia posizione a chi mi accusa di essere da una parte (con il sistema) e dall’altra (contro il sistema). In questa lettera dico a chi presenta il mio film in corsa agli Oscar: se lo dovete fare per farmelo poi pesare, siete liberi di non farlo”.
Il regista, a Roma per l’uscita italiana di Un Eroe, vincitore del Gran Premio Speciale della Giuria, in sala dal 3 gennaio distribuito da Lucky Red, chiude la questione Academy, che lo hanno portato di recente a minacciare di ritirare la candidatura. “Sia i filo-governativi sia l’opposizione hanno questa voglia di appropriarsi di qualcuno. E devo dire, per quanto mi riguarda, non è la prima volta che succede”.
Farhadi si esprime anche sul diffondersi delle piattaforme come principale veicolo di distribuzione cinematografica: “Sono della generazione della sala e non posso immaginare che le piattaforme vincano. Mi capita a volte di vedere a casa film visti in sala tanti anni prima e non mi sembrano più gli stessi. Il fatto è che manca l’atmosfera della condivisione. Lo capisco, il mio è un atteggiamento sentimentale”.
Il film è stato girato a Shiraz, l’antica capitale della Persia, nel sud dell’Iran, uno dei più importanti luoghi culturali del Paese: “Ho girato a Shiraz non a caso perché è una città più umile, ordinaria rispetto a Teheran, dove si trovano ancora persone disposte a darti una mano, ad offrirsi se ti trovi in una situazione complicata”.
Da maggio 2025 a gennaio 2026, 9 film e altri contenuti speciali del regista scomparso lo scorso 16 gennaio
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