E’ stato consegnato a Siena, nell’ambito del Festival Terra di Siena, il premio come migliore attore dell’anno a Fabio Volo (La febbre), per aver saputo interpretare in modo mai banale, ma sempre sorprendente, il ruolo di guastatore, di curioso di tutto e soprattutto di non allineato nel mondo stereotipato della televisione.
Volo, che effetto le fa ricevere questo premio da Carlo Verdone?
Non ho, per educazione familiare, la cultura dei premi, non li considero un valore aggiunto e mi piace comunque impegnarmi, al di là dei riconoscimenti. Però, pur essendo malato e febbricitante, sono voluto ugualmente venire qui a prendere di persona questo riconoscimento, dalle mani di un grande attore e regista, qual è Carlo Verdone.
Quali sono i suoi prossimi progetti?
Per ora non penso alla televisione. Sto preparando il mio prossimo libro, edito da Mondadori e poi il mio prossimo film, di cui non è stato ancora deciso il titolo. Il regista è Eugenio Cappuccio, che l’anno scorso è già stato molto apprezzato per il film Volevo solo dormirle addosso. In questa sua nuova pellicola, che inizieremo a girare a gennaio prossimo, mi calerò nei panni di un brillante avvocato che subisce un improvviso shock esistenziale e questo cambiamento muterà tutta la sua quotidianità e le sue abitudini professionali, in un vortice di scene sorprendenti.
Qual è oggi lo stato del cinema italiano?
Si continua a parlare di crisi del cinema, ma questa è una parola che sento dire fin da quando sono piccolo e alla fine si continua comunque a lavorare e a creare. Penso che non si tratti di una crisi di talenti o di idee, semmai, di una sbagliata distribuzione del denaro che viene dato a progetti che non sempre si verificano essere i migliori. Questo accade in quasi tutti i campi, non solo nel cinema: ci sono, per esempio, molti bravi musicisti che suonano chiusi nelle cantine, mentre le serate sono piene di pessimi cantanti. Allo stesso modo, la commedia italiana pullula di bravi artisti che vanno incoraggiati. Mi ha fatto molto piacere che Carlo Verdone, con il festival di Siena, abbia messo in luce i non protagonisti del cinema italiano: sono figure centrali della nostra filmografia, che hanno dato lustro ai nostri film, soprattutto durante il ventennio dal 1945 al 1965. In particolare, rispetto alla commedia italiana, credo che occorra essere più speranzosi e dare fiducia a quanti lavorano alacremente per la sua rinascita.
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