Sofia vive in un antico casale ai piedi della Pietra di Bismantova, dove persino la parola “Internet” suona sconosciuta. Gestisce un agriturismo in cui approdano turisti in cerca di pace e si occupa delle sue mucche – la Evelyne del titolo è proprio una di quelle – oltre che delle sue erbe e del latte con cui produce un ottimo formaggio. Ma quel luogo è nella posizione ideale per collocare un ripetitore telefonico che porterà il progresso in tutta la zona. Come far convivere natura e silenzi con la tecnologia in grado di migliorare la nostra vita?
In sala dal 30 marzo Evelyne tra le nuvole, commedia scritta e diretta da Anna Di Francisca (regista e sceneggiatrice, tra gli altri, di La bruttina stagionata, candidato ai David di Donatello e ai Nastri d’Argento, e Due uomini, quattro donne e una mucca depressa, oltre a numerose serie televisive e documentari).
Una commedia “green”, dallo stile, se vogliamo, un po’ francese (e non a caso nel cast ci sono anche Gilbert Melki e Claire Nebout) dall’andatura “slow” che fa riscoprire il piacere di vivere con lentezza e a contatto con la natura.
Tra gli altri protagonisti Eleonora Giovanardi, Antonio Catania, Andrea Roncato, Marco Maccieri, Lucia Vasini eViolante Placido. Il film è realizzato con il sostegno della Regione Emilia-Romagna attraverso Emilia-Romagna Film Commission e del Ministero della Cultura, ed è prodotto e sarà distribuito da Orange Film.
La lentezza, e il suo ritrovamento, è proprio uno dei temi principali: il personaggio di Catania alleva lumache, quello di Melki viene costretto a “fermarsi” da un corpo che protesta per i ritmi frenetici a cui è sottoposto, mentre quelli di Giovanardi e Maccieri non vogliono proprio saperne di sacrificarla sull’altare della tecnologia.
Solo che lui è sposato con la figlia di un avido imprenditore (rispettivamente, Placido e Roncato) che lo ricatta psicologicamente per costringerlo a firmare le carte per il piazzamento dell’antenna.
Il ritmo del film stesso è molto lento, e non è facile entrarci, almeno, non per tutti. Ma bisogna prenderlo come una vacanza in montagna.
“E’ una commedia “sofisticata” – dice la regista – che ha per tema la comunicazione in senso lato… quindi anche l’apertura alle varie nuove tecnologie, senza rinunciare a tutto ciò che è radicato nel territorio ed è diventato un’eredità da difendere, un patrimonio da non disperdere. A volte l’amore e la protezione delle tradizioni e del territorio possono coincidere anche con il rispetto per la cultura, senza voler dire chiusura al nuovo, ma piuttosto apertura a innovazioni che abbiano un senso. Credo che questo film sia in qualche modo un film “green” in senso assoluto, perché si parla di rispetto per il territorio, per l’ambiente, ma si evocano anche madri e nonne che hanno trasmesso culture e saperi come quello della nostra protagonista per le erbe.
Sofia riesce ad affascinare i suoi ospiti con i suoi racconti… È una “cantastorie” che coccola le sue mucche a suon di musica e le accarezza con un buffo marchingegno che contribuisce a produrre un latte ancora più buono! Tratta le sue creature come fossero sue figlie, chiamandole per nome e curandole quando si ammalano… Presta attenzione alle fasi lunari anche per la loro alimentazione.
Discute però anche di energia eolica o di bioedilizia, perché è una moderna donna imprenditrice. Le sue ricette ma anche i luoghi accompagneranno sempre la vita dei suoi amici, a cui in fondo lei, nella sua semplicità, ha trasmesso di fatto cultura, un valore a cui non si può rinunciare. L’intenzione è quella di raccontare un mondo arcaico, ma anche attuale, dando però a entrambe le parole il giusto senso e significato, mai appunto di chiusura, ma piuttosto di crescita e di conoscenza, di approfondimento. È fondamentale affiancare ai protagonisti italiani interpreti di altre nazionalità. Raccontare il loro sguardo straniero, le ragioni che li spingono a venire qui, a cercare il silenzio e la pace e a scoprire un’Italia poco raccontata… Il tono vuole essere quello leggero e ironico di una commedia che sia europea, non solo italiana, vicino allo spirito e allo stile di alcuni film inglesi o francesi quali Calendar Girls o L’erba di Grace piuttosto che La famiglia Bèlier o 50 primavere. La fotografia ha toni caldi e l’uso di alcuni effetti serviranno a sottolineare la bellezza e la “magia” dei luoghi di ripresa in cui la pietra di Bismantova avrà il ruolo di regina. La realtà viene dipinta con colori e tinte “estremi”, un modo di vedere il mondo in cui le emozioni ogni tanto ci concedono di dimenticare la razionalità.”
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