“Presto andrà in ‘Gazzetta Ufficiale’ la modifica del decreto legislativo che riguarda gli obblighi di programmazione e di investimento delle emittenti televisive, in attesa del decreto attuativo”. Con questa positiva notizia Nicola Borrelli – in rappresentanza del ministro Lorenzo Ornaghi, assente perché a Milano alle esequie del cardinal Martini – risponde all’allarme appena lanciato dal presidente dell’Anica Riccardo Tozzi sulla probabile diminuzione delle risorse televisive destinate al cinema. Il direttore generale Borrelli chiude così il convegno “Strategie europee per il cinema”, moderato da Angelo Barbagallo, promosso dalla DG Cinema-MiBAC e realizzato da ANICA e ANEC, in collaborazione con la Biennale di Venezia.
Nell’Unione Europea due provvedimenti fondamentali per il settore stanno vivendo momenti critici di elaborazione e definizione, come spiega l’avvocato Alessandra Fratini. Si tratta della Comunicazione sugli aiuti di stato al cinema (Cinema Communication), che rinnova la precedente datata 2001, e di Europa Creativa, il programma settennale 2014-2020.
Le cifre evidenziano poi le difficoltà del nostro mercato rispetto agli altri grandi paesi europei. André Lange, vice direttore dell’Osservatorio Europeo dell’Audiovisivo rileva che nel 2011 nelle sale italiane sono stati staccati 111 milioni di biglietti a fronte dei 216,6 milioni della Francia, i 171,6 della Gran Bretagna e i 129,6 della Germania. Risulta positiva per l’Italia la quota di mercato dei film nazionali, 41,7% contro il 37,8% della Francia. Meno bene va per i finanziamenti pubblici: investititi nel settore 185,8 milioni, mentre in Germania hanno toccato i 344,1 mln., in Gran Bretagna i 365,9 mln. e in Francia i 632,9 mln. L’investimento complessivo nella produzione si ferma a 423 milioni, in Francia raggiunge i 1389 mln., in Gran Bretagna i 1466 mln. Altro dato positivo italiano è il numero di film prodotti, 146, inferiore a quello francese (207) ma che supera quello tedesco (92) e inglese (90), Il prezzo medio del biglietto si attesta a 6,3 €, come per la Francia, contro i 6,8 della Gran Bretagna e i 7,4 della Germania.
Alex Stolz, senior executive del BFI-British Film Institute, ricorda come la lotteria in Gran Bretagna sia una fonte importante di risorse per il cinema. Meccanismo di cui Lionello Cerri, presidente dell’Anec, è da tempo fervido sostenitore. Cerri, pur riconoscendo all’attuale Governo una serie di interventi nel settore, parla di di stanziamenti esigui destinati all’esercizio, più che mai necessari per avviare la digitalizzazione in quel 50% di sale in attesa di tale riconversione.
Eric Garandeau, presidente del CNC, spiega come in Francia una politica di promozione e sostegno del cinema, costruita nel tempo, ha consentito ad esempio negli ultimi anni proprio la digitalizzazione delle sale, degli archivi e i finanziamenti dei programmi dei new media. Le risorse provengono dall’imposta, circa l’11%, sui proventi che i vari soggetti ricavano dalla programmazione cinematografica. Imposta di recente estesa ai service provider.
Roberto Olla, direttore esecutivo, Eurimages, evidenzia l’aumento in Europa delle coproduzioni, +26,7%, nel periodo 2006/’10. Se poi prendiamo l’anno 2010 a fronte del modello francese, 118 coproduzioni di cui 58 minoritarie, l’Italia ne vanta solo 28 di cui 14 minoritarie.
Doris Pack, presidente della Commissione per la Cultura e l’Istruzione del Parlamento Europeo si sofferma sulle difficoltà della distribuzione europea del prodotto nazionale e ricorda il valore del Premio Lux che consente la circolazione del film vincitore grazie ai sottotitoli in 23 lingue.
Silvia Costa, membro della Commissione per la Cultura e l’Istruzione del Parlamento Europeo, spiega l’importanza del progetto Europa Creativa, di cui è relatrice, che prevede un investimento di 1 miliardo e 800 mln., di cui metà circa destinata all’industria audiovisiva, nel periodo 2014-2020, che fonde gli attuali programmi Cultura, MEDIA E MEDIA Mundus e che comprende un nuovo strumento finanziario per migliore l’accesso al credito delle piccole e medie imprese.
Se Alberto Barbera invita a elaborare una strategia condivisa, Tozzi rileva una presenza debole dell’Italia nel dibattito europeo sul cinema e vorrebbe maggiori risorse rivolte alla realizzazione di contenuti di cui l’Europa è già una grande fornitrice. E chiude il suo intervento con un invito a lavorare, tenendo conto dei successi italiani nei Festival internazionali, mettendo da parte la tendenza a piagersi addosso. Un augurio a quel cinema italiano che dal 1998 è a digiuno del Leone d’oro.
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