“Il lavoro di Fellini è sempre stato uno slalom tra la chiesa cattolica e il partito comunista, un costante tentativo di non farsi stritolare in un mortale abbraccio tra Peppone e Don Camillo”. Così Tatti Sanguineti, uno dei curatori della rassegna “Fellini Asanisimasa”, organizzata dalla Cineteca di Bologna, che propone tutti film realizzati dal regista riminese dal ’50 all’89, nelle migliori versioni esistenti grazie alla collaborazione e al restauro della Cineteca nazionale e di Mediaset.
La retrospettiva bolognese, che prende il nome dalla filastrocca recitata dai bambini in Otto e mezzo e si svolge fino al 25 agosto in Piazza Maggiore e nel Cortile di Palazzo D’Accursio, propone inoltre i film più amati da Fellini: da Il monello a Odissea nello spazio, da Fantasia a A qualcuno piace caldo, a I sette samurai. E soprattutto l’iniziativa è ricca di testimonianze e di incontri con quanti hanno lavorato con lui, come Giuseppe Rotunno, Franco Interlenghi, Sandra Milo, Nicola Piovani, Leopoldo Trieste, Moraldo Rossi.
Alla sala Fellini del bar “Canova” di Roma, dove nacque l’idea de Il bidone, la manifestazione è stata presentata, insieme a Francesca Fabbri Fellini, nipote del regista, da Gian Luca Farinelli, direttore della Cineteca di Bologna e da Vittorio Boarini, direttore della Fondazione Fellini, che ha annunciato la nascita di un museo nella casa Fellini dove ha sede la Fondazione. C’è Leopoldo Trieste, interprete di Lo sceicco bianco e I vitelloni e grande amico, che confessa di non avere conosciuto a fondo il Fellini esoterico, appassionato del mondo paranormale ma anche della psicoanalisi.
E poi oltre a Franco Interlenghi, il Moraldo de I vitelloni, c’è anche il vero Moraldo Rossi, che è stato il primo aiuto di Fellini per un decennio fino a La dolce vita esclusa: “Moraldo è stato il più stretto collaboratore – precisa Tatti Sanguineti – I film di Federico di quegli anni sono tutti scritti e inventati dentro un’automobile dove c’era sempre Moraldo, sono tutti viaggi verso l’Appennino lungo la Cassia”. Moraldo Rossi ricorda con piacere quella stagione: “Ho dedicato dieci anni della mia vita facendo tutto ciò che serviva a lui, con la pretesa che fosse un scambio paritario, eravamo amici intimi. Fellini amava passare la sua vita in macchina in giro per le strade del Lazio, un vagabondaggio che regalava spunti e animava la sua fantasia”.
Ora il racconto di quegli anni così intensi è tutto nel romanzo autobiografico scritto insieme a Sanguineti, Fellini&Rossi, il sesto vitellone (edizioni Cineteca di Bologna-Le Mani), che sarà presentato alla Mostra del cinema di Venezia. Un libro di memorie in cui si mescolano fatti, avventure, aneddoti, tormentoni, scherzi.
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