Nel 1962 toccò a Mario Soldati, regista romanziere, sedere al tavolo della giuria di Cannes. Nel 1996, anno di uscita di Sostiene Pereira, fu la volta di Antonio Tabucchi. Per l’edizione 2003 la direzione della kermesse francese ha voluto Erri De Luca (leggi la nostra scheda biografica). Militante politico negli anni Settanta, poi operaio e scrittore, al Festival comparirà anche in un ruolo minore ne L’isola dell’esordiente Costanza Quatriglio, unico film italiano selezionato alla Quinzaine des Realizateurs.
Come ha reagito all’invito del Festival?
Gli inviti mi sorprendono sempre. Questo è legato al successo dei miei libri in Francia dove sono benvoluto. Non sono mai stato al Festival di Cannes ma tra l’80 e l’81, ho vissuto a Parigi, facevo il muratore in un’impresa edile di periferia.
Il suo rapporto con il cinema?
Come spettatore lo seguo tutto. Mi piacciono soprattutto i film che si svolgono all’aria aperta, Una storia vera di David Lynch ad esempio, meno quelli introspettivi, psicologici e ambientati in città. La produzione italiana offre ogni anno qualche buon film ma la grande tradizione del dopoguerra rimane incommensurabile.
Con quali criteri valuterà i film della rassegna francese?
Le mie scelte non dipenderanno da una valutazione del linguaggio cinematografico che non conosco. Film dopo film darò il mio sostegno a quelli che mi sapranno catturare. Di solito, quando ciò non accade abbandono il campo per ko tecnico. Questa volta non potrò farlo ma il livello della selezione sarà talmente alto che non credo di correre rischi.
Le sono mai arrivate offerte per l’acquisto dei diritti dei suoi libri?
Si. Ho sempre rifiutato: i miei racconti sono già visionari e ho una forte resistenza a trasformarli in film perché il cinema sostituirebbe una visione piccola con una più grande. Però l’anno scorso ho scritto una sceneggiatura con Francesca Comencini tratta dalla mia favola Montedidio. E’ stato un passaggio agevole: le favole sono facili da disperdere e mi riguardano meno da vicino. Finora è rimasta nel cassetto. Ma ci siamo divertiti. L’abbiamo scritta per amicizia.
Sarà a Cannes anche in veste d’attore nel film di Costanza Quatriglio…
Sono contento per Costanza. E’ un riconoscimento al suo valore e all’impegno per un film ambientato a Favignana, un’isola bella e remota. Nella pellicola sono un galeotto, una figura familiare perché vengo da una generazione che è stata, e continua ad essere, molto detenuta. Proprio a Favignana sono passati in tanti. Ma parlare di esordio nella recitazione è esagerato: non interpreto nessun ruolo, non ne sarei capace. Ho solo indossato panni adatti alle circostanze e passato tre giorni di villeggiatura nell’isola.
Ha un valore particolare andare a Cannes poco dopo una guerra che ha visto Italia e Francia assumere posizioni molto diverse?
L’invito è arrivato prima dello scoppio della guerra. Per me Cannes non è una tribuna politica, anche perché le mie opinioni le scrivo sui giornali.
Si dice che Erri De Luca detesti la mondanità. Come farà ad evitare quella festivaliera?
Di solito vado a letto presto. A Cannes non cambierò le mie abitudini.
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