A Napoli in molti lo conoscono come “il re della scopa”. Perché Ernesto Mahieux, protagonista del film di Matteo Garrone L’imbalsamatore, ha una lunga storia di attore di sceneggiate. Tra queste Tradimento, dove a un certo punto giocava una partita a carte con Mario Merola. E vinceva. “Poi ci alzavamo in piedi e Merola si accorgeva che ero alto la metà di lui. Allora diceva “e questo chi è”. E io rispondevo “a Napoli ero il re della scopa, e lo sono anche qui a New York”.
Al suo primo ruolo drammatico, Ernesto monopolizza la simpatia del pubblico della Quinzaine. “Un uomo piccolo in Italia fa ridere, e così mi hanno sempre scelto per ruoli comici”, racconta. Fino all’incontro con Garrone, fatale. E casuale. “Due colleghi napoletani, in un ristorante di Roma troppo affollato, gli hanno offerto di sedersi al loro tavolo: quando lui ha raccontato che era disperato perché stava cercando un attore campano, bravo e di bassa statura, gli hanno fatto subito il mio nome. Mi hanno telefonato in diretta, tanto che sembrava uno scherzo”. Ma non ha accettato subito: “Ho 56 anni e tre figli, temevo che vedermi interpretare un omosessuale, una storia così torbida, potesse turbarli. Invece sono stati proprio loro a convincermi: sei un attore, puoi fare il ladro, il prete o l’assassino, ma resti sempre un buon padre”.
Adesso, a film visto, non ha nessun rimpianto: “magari comincia da qui una nuova carriera nel cinema, mi ha già chiamato Squitieri per due ruoli nel suo nuovo film. Pulcinella e Vincenzino”.
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