È un passaggio delicato, poderoso, come se si rinascesse un’altra volta: quello dall’infanzia all’adolescenza non è solo un crescere dell’età anagrafica ma è una chiave di volta nell’esistenza di ciascun essere umano.
Cet Été-Là di Éric Lartigau (La famiglia Bélier, 2014; Gli infedeli, 2012) – film di Alice nella Città – aggiunge però anche un altro topos delle letterature, ovvero l’estate, elemento tutt’altro che stagionale, purché il film parli proprio di una stagione della vita, ma soprattutto un tempo che spesso scrive e amplifica i profili delle esistenze, le traccia, le definisce e – seppur transitoria – le rende indimenticabili.
Gael García Bernal e Marina Foïs (papà e mamma), insieme a Chiara Mastroianni (mamma lesbica) e Angela Molina (la nonna), sono le stelle di Cet Été-Là, seppur i protagonisti assoluti – particolarmente in parte – siano i bambini e gli adolescenti, ma questa fase della vita non è solo un tempo di confronto con un sé che cresce e muta, ma anche di confronto con il mondo adulto. Cet Été-Là racconta il magnifico e delicatissimo passaggio anche attraverso un gioco di metacinema, infatti Dune (la debuttante e promettente Rose Pellicier), figlia decenne di Bernal e Foïs, porta sempre con sé una piccola videocamera, migliore amica degli istanti delle sue giornate, dalla sessione in piscina al viaggio in macchina “verso l’estate…”, in cui protagonisti del suo racconto audiovisivo sono tanto lo smalto sulle unghie dei piedini quanto riflessioni decisamente più serie, quasi filosofiche, sulla vita, a conferma che spesso “i bambini” si facciano domande mastodontiche sulle questioni esistenziali e non pensino “solo a giocare”, seppur la libertà e la scoperta s’avvicinino sempre più montando in sella a una bicicletta e pedalando senza vincoli tra le stradine sterrate di un bosco tra le case della villeggiatura.
Gli adulti di Lartigau sono tutti profili particolarmente originali, una scelta: “già immaginata in scrittura: i personaggi sono sempre stati già identificati nella mia testa, pensando agli attori che più potessero rappresentare certe caratteristiche. Per la nonna di Angela Molina, però, non riuscivo a trovare l’attrice giusta, e proprio Chiara Mastroianni me l’ha segnalata: una chimica a prima vista!”. Mentre Mastroianni era giusta per la mamma new age che mette in scena perché “Chiara è un’attrice sia estroversa sia intima, riservata, e poi ha la particolarità di essere sempre pronta a ‘lanciarsi’, è luminosa e ama la telecamera: lei è magnifica ed è anche molto libera”.
Ci sono, dunque, due “stagioni” che corrono parallele nel film, quella anagrafica e quella dell’estate appunto, concetto psicologico che la rappresentazione rende concreto e che come spiega Lartigau: “era qualcosa di già presente nella graphic novel. Poi a me interessava rappresentare le quattro generazioni – come stagioni -, e volevo focalizzarmi sulle donne, sui loro drammi e sui loro piaceri. C’è la perdita di un bambino da parte di una di loro, qualcosa di tragico, che coinvolge chi c’è intorno, chiamato all’elaborazione. C’è una frase epica di Angela Molina che dice al personaggio di Rose: ‘le donne devono essere lasciate in pace’”.
Sono proprio gli occhi di Dune – “dune come le dune dell’oceano”, viene esplicitato nel film – a far immergere dentro questa Eté: Éric Lartigau, infatti, sceglie spesso la soggettiva – talvolta realmente tecnica attraverso lo sguardo della bambina dentro la sua videocamera -, un punto di vista diaristico efficacissimo per portare dentro ad una dimensione prismatica come quella del racconto: “sì, funziona sia come diario che come fenomeno di protezione, per mettere una distanza tra lei e gli altri, il mondo. Io le ho chiesto di riprendere davvero determinate scene, come quelle della cena, e lei andava istintivamente a zoomare su delle cose che forse io non avrei scelto, ma che in effetti erano quelle importanti da rappresentare”. Per trovare Dune, “la casting director ha deciso di selezionare attraverso le reti social, e quando su Facebook, ha postato ‘casting per il nuovo film di Lartigau’ solo nel primo giorno abbiamo ricevuto 1500 proposte, poi complessivamente quasi 4000: abbiamo sempre fatto una ricerca della coppia – Dune e Mathilde – e quando ci siamo incontrati dal vivo tutti e tre – Rose, Juliette Havelange ed io – è stato palese che la scelta fosse quella giusta, che loro due insieme funzionassero. Ho subito capito potessero funzionare insieme: per esempio, nonostante Rose fosse molto timida nella vita, con Juliette era più estroversa”.
Con la graphic novel di Mariko e Jilian Tamaki, Thins one summer, c’è continuità ma anche incremento dal punto di vista narrativo/registico: “Nell’adattamento sono alla mia seconda esperienza – la prima è stata quella con Douglas Kennedy per Scatti rubati (2010) -, per cui la prima cosa che faccio è selezionare il tragitto, da un punto ad un altro, mi evidenzio i momenti essenziali e poi cancello tutto; per esempio, nel fumetto gli adulti non esistevano proprio, mentre a me interessava che i ragazzi dialogassero con loro. Insomma, una volta stabilito il tragitto, elimino tutto e scrivo la mia storia, così era stato anche per il primo adattamento: ricordo che in proiezione, con in sala Kennedy, temevo lui potesse non riconoscersi, ero terrorizzato, invece poi m’è venuto incontro, mi ha abbracciato e detto: ‘io ho scritto il mio romanzo e tu hai fatto il tuo film, ed è eccezionale’”.
Cet Été-Là è annunciato in uscita in sala in Francia per il prossimo 4 gennaio.
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