Entierro, così l’arte sopravvive al fuoco

Prodotto da Solaria Film, Entierro di Maura Morales Bergmann è il primo progetto italiano supportato dal fondo Ibermedia e sviluppato con il fondo bilaterale italia-Cile. Dal 12 luglio


L’arte malgré tout. Nonostante la morte e la distruzione. Un incendio nella sua casa studio ha distrutto gran parte dell’opera di Carmengloria Morales, pittrice cilena trapiantata in Italia fin dagli anni ’50, ma da quei frammenti, faticosamente salvati, è nata un’esposizione, a Milano, un anno dopo, nel 2017. Frammenti, come quelli di Eraclito e Saffo, opere “done by fire”, create dal fuoco. E il fuoco è una sorta di filo conduttore per il documentario Entierro, che corre parallelo alla storia di questo incendio e di questo salvataggio, che è anche un ritratto d’artista e una storia di famiglia.

Ne è autrice la nipote della pittrice che riprende in mano un vecchio suo filmato, Destierro, conversazione tra Carmengloria e Jorge Arriagada, musicista cileno anch’esso mai rientrato nel suo paese di origine, un film che Maura Morales Bergmann aveva iniziato a girare nel 2014 come dialogo sulla vita, la patria, l’arte, la musica e l’esilio volontario. Proprio durante l’incendio, il girato era stato incenerito quasi completamente. E da qui è nato Entierro. Con l’aiuto dell’attrice cilena Manuela Martelli e attraverso le testimonianze degli amici più stretti della pittrice, la regista ha iniziato infatti un viaggio nella memoria, alla scoperta della zia, una donna che, appena ventenne, attirò le attenzioni di Lucio Fontana con la sua arte “tirata fuori dall’oscurità e non dalla luce”.

“Dopo l’incendio – racconta Maura Morales Bergmann – avevo quasi rinunciato all’idea di riprendere in mano il progetto. Poi il bisogno di superare il trauma ha preso il sopravvento. Le poche immagini sopravvissute alle fiamme ho deciso di trattarle come prezioso materiale di repertorio, inserendole in uno spazio dedicato al ‘ricordo’. La pittura, grande protagonista assente, la racconto attraverso le immagini della natura cilena, perché lì sono le origini inconsce Carmengloria”.

Nata nel 1942 a Santiago del Cile, Carmengloria Morales è venuta in Italia dal 1953. Ha vissuto a Milano (1953-1960), a Roma (1961-1976) e di nuovo a Milano, con lunghe parentesi a Londra e a New York, città che vediamo anche attraverso immagini dell’archivio Luce. La sua prima personale risale al 1965, a Roma. Nel 1973 è presente alla X Quadriennale di Roma e al Museum of Philadelphia Civic Center. La produzione degli anni ’70 trova espressione nella serie dei Dittici, costituiti da due tele accostate, una interamente dipinta e l’altra lasciata allo stato grezzo. Dalla metà degli anni ’80 ha dato inizio alla serie dei Tondi e ai Progetti di pale, caratterizzate da un acceso cromatismo e dall’interesse per il valore materico della pittura stesa con un pennello grande come la sua mano. Attualmente vive e lavora a Sermugnano in provincia di Viterbo.

Italo-cilena, la nipote Maura Morales Bergmann ha lavorato con diversi registi e direttori della fotografia, tra l’Europa e Sudamerica. Tra l’altro è stata la dop di Santiago, Italia di Nanni Moretti. “Ricordo perfettamente – racconta la regista – quel giorno del 1999 in cui entrai alla mostra del Macro di Roma dove mia zia aveva esposto per la prima volta l’Entierro. Quattro giganti tele in forma di pale di altare. Mia zia non è mai più tornata in Cile. Io invece sì, ci sono tornata spesso e da dodici anni ancora più spesso perché mio padre Raúl, fratello di Carmengloria, ci si è trasferito e da allora ho iniziato una ricerca inconscia delle radici e della famiglia. Mi ha sempre affascinato l’arte di Carmengloria, fin da piccola rimanevo stregata dal suo studio pieno di colori e pennelli dove suonava a tutto volume Billie Holiday… Il suo legame con la musica mi ha suggerito di farla incontrare con un musicista cileno, Jorge Arriagada, anche lui arrivato in Europa da giovane e mai tornato in Cile. Mi sono interrogata con loro sull’importanza dell’arte e della percezione, di come sia cambiato il suo valore di generazione in generazione, di come Carmen e Jorge vedano il Cile un paese ormai lontano dalle loro vite artistiche, ma, che alla fine, rimane sempre il loro paese d’origine. Le radici si scoprono nel loro modo di fare arte e nonostante non siano andati via per ragioni politiche, vivono il loro paese come esiliati, un esilio più profondo, quasi inconscio”.

Il documentario, prodotto da Solaria Film e coprodotto da Doramama Productora, è il primo progetto italiano supportato dal fondo Ibermedia e sviluppato con il fondo bilaterale italia-Cile. Dopo aver partecipato alla scorsa edizione di Biografilm Festival e Sguardi Altrove Film Festival, inizia il suo percorso nelle sale virtuali (Google Play, Chili Tv e The Film Club), fisiche e nei luoghi dell’arte e della cultura, a partire dal 12 luglio.  

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09 Luglio 2020

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