Gli italiani che hanno vinto un Oscar sono tantissimi, 59 finora. A questi potrebbe aggiungersi Ennio Morricone, se la nomination per Malèna si trasformerà in statuetta domenica 25 marzo. Altrimenti il grande compositore vedrà crescere il suo personale primato: da quattro a cinque candidature rimaste tali (le altre per I giorni del cielo, Mission, Gli intoccabili, Bugsy). “Un buco nero nella mia collezione di premi. Ma mi consolo pensando che sarei in ottima compagnia. Con Kubrick, Welles, Hitchcock…”.
Arriva da Londra, dove ha tenuto un trionfale concerto delle sue musiche con bis e bis. E, nel mezzo della conferenza stampa di Italia Cinema, annuncia che partirà per Los Angeles: uno strappo alla regola. Si è spesso tenuto distante da Hollywood. Per paura del volo. Ma anche per scetticismo verso l’Academy. “Se non mi hanno premiato per Mission, non posso sperare che vinca Malèna, che ha una musica così poco eclatante”, riflette.
Alla quinta candidatura, questa è la volta buona?
E’ difficile. La musica di Malèna è particolare, un lavoro di cui la gente non deve neppure accorgersi. Non è eclatante come quella del Gladiatore o di Ang Lee. Chi deve votare non le nota queste finezze.
Tra “Mission” e il film di Tornatore qualcosa è cambiato nel suo modo di lavorare?
No. Guardo il film, parlo col regista, sto attento a ogni particolare. Adesso però sono sempre più propenso a rifiutare le proposte, mi sento responsabile della fortuna dei film.
Oggi la colonna sonora è più importante che in passato?
Non direi. Nei film di Sergio Leone o Montaldo o Bellocchio era importantissima…
E’ vero che con Tornatore avete un metodo particolare?
Con lui scrivo la musica prima delle riprese. Tra noi c’è amicizia e possiamo dirci le cose sinceramente. Per esempio, per Malèna mi ha chiesto di stravolgere una canzone celebre, Ma l’amore no, piegandola alle fantasie del ragazzo, in chiave peplum, poliziesco, eccetera. L’ho supplicato di non farmelo fare, poi lui mi ha convinto.
Vi siete sentiti con Tornatore?
Sì, anche stamattina.
Come mai stavolta ha deciso di partire?
Perché Miramax e Medusa hanno fatto tantissimo per sostenere la mia nomination, mi pareva giusto sacrificarmi. Anche se sono sicuro che l’Oscar me lo daranno solo quando smetterò di comporre.
Cosa pensa del cinema italiano?
Penso che la crisi è crisi di soldi e di troppa televisione, ma non di ingegni. Moretti e Muccino lo dimostrano, ma purtroppo si continuano a leggere critiche riduttive che tagliano le gambe ai nostri film.
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