Emma ha sviluppato un legame straordinario crescendo nella vastità della foresta amazzonica: un’amicizia unica con un piccolo giaguaro chiamato Hope. Quando un evento tragico la costringe a separarsi da Hope e a trasferirsi a New York, il suo unico desiderio è ritornare nella foresta e riabbracciare il suo cucciolo. Dopo diversi anni trascorsi nella frenesia della Grande Mela, Emma si rende conto che il suo villaggio d’infanzia è sotto minaccia da parte dei bracconieri di animali. Decisa a proteggere la sua terra e le creature selvatiche che la popolano, decide di fare ritorno in Amazzonia per ritrovare il suo prezioso giaguaro. Così intraprende un viaggio per riunirsi con Hope e salvare la foresta pluviale e i suoi abitanti dall’ingiusta distruzione perpetrata dai malintenzionati.
Esce con 01 il 22 febbraio Emma e il giaguaro nero di Gilles de Maistre, con Emily Bett Rickards, Lumi Pollack, Wayne Charles Baker, Paul Greene, Kelly Hope Taylor e Letitia Brookes, a far seguito al successo di Mia e il leone bianco, diretto dallo stesso regista nel 2018.
Una storia d’amicizia che è anche e soprattutto una meravigliosa e avventurosa parabola ambientalista per tutta la famiglia, meravigliosamente girata e orchestrata.
Gilles de Maistre è un maestro dell’intrattenimento ecologico: regista, autore, documentarista, e produttore cinematografico. Ma soprattutto un globetrotter con la famiglia al seguito nei posti più disparati, meravigliosi e selvaggi del mondo.
“All’inizio della mia carriera, ho fatto molti film di denuncia – ha detto il regista a ‘La Repubblica’ durante un’intervista realizzata a Parigi durante i Rendez-Vous di Unifrance – ma poi ho scoperto che questo tipo di formula non convinceva le persone. Se invece fai vedere la foresta pluviale amazzonica e questa bambina che salverà il suo giaguaro, lo spettatore comprende quanto queste cose siano da preservare. Parlare con le famiglie, quindi, partendo dai figli. Mostrare la bellezza per aprire le porte alla comprensione dei problemi del mondo. Quello che mi piace è convincere un bambino, vedere che i suoi occhi brillano dopo la proiezione di un film e che pianta piccoli semi”.
Ad interpretare il giaguaro sono in realtà due esemplari, caratterialmente molto diversi: “la cosa più difficile ovviamente è stato girare le interazioni con i giaguari, uno dei quali più socievole. Ma comunque imprevedibile, sei comunque tu che devi seguire la loro modalità, il loro istinto. È stata un’avventura molto emozionante, da questo punto di vista”, continua il regista, che mostra una straordinaria abilità nel catturare la bellezza e la complessità dei legami tra l’umanità e l’ambiente naturale. Il film evidenzia il contrasto tra la lussureggiante foresta amazzonica e la frenetica metropoli di New York.
Racconta una storia commovente e coinvolgente che mette in luce anche il tragico fenomeno del traffico di animali, ora diventato il terzo mercato più lucrativo a livello globale. In particolare, in Amazzonia, dove la flora e la fauna sono minacciate da una massiccia distruzione, questo commercio danneggia l’equilibrio naturale tra predatori e prede. Le popolazioni locali, spesso costrette dalla povertà, sono coinvolte in questo ciclo nefasto, trovandosi talvolta costrette a vendere gli stessi animali per sopravvivere, diventando vittime di ricatti e violenze.
“Io sono ottimista – specifica però de Maistre – più che allarmisti bisogna essere costruttivi. Questa nuova generazione è consapevole, molti ragazzi diventano vegetariani, si prendono cura degli animali. L’’effetto colibrì’ significa che tutti possono fare una piccolissima cosa, può essere e basta: raccogliere mozziconi di sigaretta dalla spiaggia è già un gesto per il pianeta. E poi altri andranno a salvare un giaguaro, alcuni costituiranno un’associazione, proteggeranno i delfini, ognuno con le proprie capacità e volontà. Se milioni di noi lo faranno, sarà facile salvare il mondo”.
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