Clown bianchi, papesse, suore nella fluttuante inconsistenza dei sogni. Tutto l’immaginario di Federico Fellini rivive in uno spettacolo che ha debuttato in anteprima nazionale il 7 dicembre al Teatro Biondo di Palermo (in scena fino al 12). Si intitola Fellini Dream ed è ispirato direttamente al copione de Il Viaggio di G. Mastorna, detto Fernet, il film mai realizzato che per anni ossessionò il celebre regista riminese.
A portarlo a compimento è il regista teatrale, anch’egli riminese, Emiliano Pellisari, fondatore della compagnia No Gravity, che per l’occasione ha deciso di prendersi tutte le libertà artistiche necessarie: “Non ho portato a teatro il copione di Fellini, siamo onesti, – dichiara il regista – il copione di Fellini è un canovaccio che non ha mai avuto una sua conclusione. Ha provato a farci un fumetto con Milo Manara, ma non è venuto granché interessante. Pamela Villoresi, la direttrice del Teatro Biondo, è abbastanza pazza da avere pensato a me, perché conosce il mio lavoro visionario. Mi ha fatto leggere il copione de Il Viaggio di Mastorna e io le ho detto: il copione lo buttiamo via e io lo riscrivo. Per cui ci sono dialoghi originali, personaggi originali e ambientazioni originali. Di Fellini è rimasto il tema e il sapore, perché, rendiamoci conto, i suoi temi sono immortali”.
Una donna, interpretata da Viola Graziosi, dopo un incidente, si trova sospesa in un luogo a metà tra quello dei vivi e quello dei morti, un Purgatorio in cui grazie all’intercessione di una sorta di Virgilio (Graziano Piazza) dovrà accettare la sua condizione e svestirsi dei suoi panni mortali: “In quest’opera Fellini ha affrontato una storia meravigliosa che, fondamentalmente, fa parte di tutti i tempi e di tutte le culture. Il classico viaggio sciamanico ultraterreno, come quello di Dante nella Divina Commedia o di Milton. Un racconto eterno su cui io ho già lavorato. Quando l’ho letto sono rimasto sfruculiato dall’idea di ambientare ai tempi di oggi un viaggio sciamanico legato alla cultura cristiana. Con i sensi di colpa e della morte, con l’erotismo voyeuristico tipico dei tempi di Fellini”.
Nelle quasi due ore di spettacolo Pellisari costruisce un mondo onirico che trasuda Fellini da ogni poro, nelle musiche di Nino Rota e nei costumi clauneschi in primis: “Ho ripreso tutte le simbologie, le visioni, le idee paradigmatiche di Fellini. Per me è un omaggio. Penso che è quello che lui avrebbe voluto. Penso che avrebbe immaginato un mondo circense impregnato di quei valori profondissimi della cultura umanistica classica italiana”.
La forza della messa in scena sta tutta nella tipica impostazione teatrale che da più di un decennio caratterizza le opere di Pellisari e della sua compagnia No Gravity. Un enorme vetro posto trasversalmente sopra il palcoscenico riflette le immagini degli attori che, quando si distendono a terra, sembrano fluttuare davanti agli occhi degli spettatori, creando dei quadri ad alto gradiente spettacolare, in cui si lavora su tre piani: quello orizzontale, quello verticale riflesso nel vetro e quello che si vede dietro il vetro. “Con la mia messa in scena volevo far capire che siamo in un altro mondo, dove non esiste più l’alto e il basso. – spiega Pellisari – Ho dato questa chiave di lettura: le anime sono incorporee e volano e gli esseri umani camminano e stanno sulla terra. Scendendo a terra la protagonista non rimane immobile, ma prende atto di sé stessa. Era questo il discorso di Fellini, la sua idea geniale: cosa vuol dire accettare la propria morte? Voleva amplificare quell’istante in cui muori e creare un film di due ore su quel centesimo di secondo. È pazzesco. Spero di avere realizzato il sogno di Fellini”.
Cruciale nel suo lavoro di creazione è il ruolo di Mariana/P., sua moglie, nonché prima ballerina, co-coreografa e molto di più: “Io e Mariana siamo diventati un sinolo, non potremmo lavorare più separatamente. È stata lei ha realizzare le musiche dello spettacolo, remixando tutto Nino Rota, un lavoro pazzesco. Non potrei ottenere questi risultati senza di lei, è impossibile. In questo spettacolo abbiamo aggiunto un’altra coppia, Graziano Piazza e Viola Graziosi, che sono gli attori protagonisti dello spettacolo: è stato un delirio, una specie di terapia di coppia psicanalitica, ma in quattro”.
Fellini Dream è un tripudio di idee visive, uno spettacolo allo stato puro, che rivive di tutte le influenze che hanno formato il suo autore. Tra le tante esperienze, non possiamo non citare lo spettacolo Inferno, portato per due anni come attrazione speciale dentro Cinecittà World. “Ho iniziato la mia carriera facendo il regista cinematografico e posso dire di non avere mai smesso, perché anche nel mio teatro faccio cinema. Ho omaggiato Fellini facendo citazioni al cinema classico e agli effetti analogici che lo caratterizzavano. In più ho citato anche il mondo dei videogiochi. È evidente, lo vogliamo dire? Mazinga Z ha influenzato più la nostra vita di Ugo Foscolo. Non c’è storia tra Pac-Man e Leopardi. La coreografia iniziale dello spettacolo si ispira palesemente a Pac-Man, io cito sempre i videogames nei miei spettacoli, è inevitabile perché sono nato negli anni ’80. La mia formazione culturale è questa. Tarantino nella mia vita è stato sconvolgente più di qualunque spettacolo teatrale, OK Computer dei Radiohead è stato più importante per me di Mozart. È inutile prendersi in giro”.
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