VENEZIA – Roma, una casa di appuntamenti. Relegato in un cantuccio della cucina, mentre nelle stanze le prostitute ricevono i loro clienti, vive il Professore, quarantenne non particolarmente brillante che ha nei confronti delle cose un’attenzione imprevedibile che lo porta a distrarsi, inseguendo il filo di un pensiero. Servile e al tempo stesso dignitoso, l’uomo passa le giornate sbrigando piccole faccende per le prostitute. Proprio durante una commissione si ritrova al capezzale della Marchesa, finita in ospedale dopo aver tentato il suicidio per una delusione d’amore. La nascita di un’improbabile simpatia tra i due è l’inizio del risveglio di coscienza da parte dell’uomo e del barlume di un ritrovato equilibrio per lei. Si presenta così, come l’incontro tra due solitudini, l’adattamento cinematografico di Notizie degli scavi, il romanzo scritto da Franco Lucentini nel 1964, che Emidio Greco ha presentato alla Mostra, fuori concorso. Nel film, prodotto da La fabbrichetta in collaborazione con Rai Cinema, troviamo l’inedita coppia Ambra Angiolini – Giuseppe Battiston (più Iaia Forte in un ruolo più piccolo) scelte che a detta del regista non potevano essere diverse: “Giuseppe è un regalo del cinema italiano, quanto a Ambra ho pensato fosse brava in Saturno contro, ma non sapevo che avesse la malinconia e l’ironia giusta che serviva al personaggio”, ci ha detto in una chiacchierata Emidio Greco.
Lei sognava di fare questo film da tempo
Sì, ci pensavo da tanto e ho dovuto cambiare diverse idee e ragionamenti: ad esempio il Professore per me ha un’età tra i 45 e i 50 anni, ma nel libro non c’è alcun riferimento anagrafico quindi ho optato per non dare connotazioni e scegliere liberamente Giuseppe (Battiston, alla Mostra anche in La passione di Carlo Mazzacurati) per il ruolo.
Ha aiutato gli interpreti nella costruzione dei personaggi?
Io e Battiston ci siamo visti una primissima volta a colazione. Lui aveva già letto anche dei saggi sul romanzo ed è nata subita una visione comune sul progetto. Poi quando abbiamo girato la prima scena del film, quella in cui lui risponde al telefono, abbiamo capito che il Professore non poteva che essere così. Quanto alla Marchesa, Ambra ha preferito costruire il personaggio con poche informazioni e suggerimenti: non voleva fosse un ruolo di quelli che hanno bisogno di essere giustificati e finiscono con lo scadere nel patetico.
Sembra un modo di dirigere gli attori molto libero…
In Italia c’è l’idea del regista burattinaio che dice agli attori alza il braccio, guarda a sinistra come se fosse un deus ex machina. Ma è una sciocchezza. Un buon regista secondo me deve saper rubare da tutti e soprattutto dai suoi attori. La difficoltà sta nel rubare materiale che ti porti nella stessa direzione in cui va il progetto.
Qual è stata la difficoltà maggiore per il film?
Il passaggio dalla prima alla terza persona. Il libro infatti è narrato dal Professore. Ciò che accade è visto tutto in soggettiva, mentre in questo caso noi dovevamo vedere e far vedere le cose in modo più ampio.
Cosa le piace di più di questa storia?
La sua attualità. E’ quasi paradossale che sia più diffusa oggi di quanto non fosse negli anni ’60, quando il romanzo è stato pubblicato. Il Professore e la Marchesa sono verosimili per azioni e parole ma nello stesso momento sono anche fuori dal tempo. Certo, oggi lo spettatore potrebbe non essere abituato a prestare tanta attenzione al linguaggio, ma questa è la scommessa dell’opera.
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