“Nonostante siano trascorsi più di 20 anni, non c’è stato bisogno di rimontare il mio film perché i temi sono ancora molto attuali”. Seduzione e intrighi, estetica e sensualità sono infatti al centro di Ehrengard opera diretta nel 1982 da Emidio Greco e sceneggiata insieme allo scrittore Enrico Filippini. Il regista è soddisfatto di questo ritorno nelle sale del suo secondo lungometraggio, in uscita con la Keyfilms il prossimo 27 giugno. Greco si ispira al romanzo omonimo di Karen Blixen e ci riporta in un tempo dove i ritmi della vita erano scanditi della natura.
Dopo 21 anni, in questa pellicola senza tempo, anche se ambientata nei primi dell’Ottocento, ritroviamo un convincente Jean Pierre Cassel, una glaciale Audrey Matson e l’allora esordiente Alessandro Haber in un piccolo ma significativo ruolo.
Il linguaggio metaforico di Emidio Greco è stato a volte poco riconosciuto e tuttavia ha suscitato interesse nei giovani, a cominciare dal documentario realizzato da Federico Greco, Ambiguità e disincanto. Il cinema di Emidio Greco, presentato all’ultimo Festival di Bellaria e distribuito da Rai Sat.
Come mai questo film esce dopo 21 anni?
E’ successo che Antea, la società che aveva i diritti del film stava fallendo e mi ha proposto di acquisire i diritti e dato che questo film mi è stato sempre a cuore, sono andato alla Technicolor, ho visto che il negativo era praticamente perfetto ed ho deciso di comprarlo.
Quando uscì non ebbe un esito molto fortunato…
Venne presentato a Venezia montato al contrario, poi fu mal distribuito a causa del fallimento della Gaumont. Infine la televisione lo mandò in onda proprio in quell’agosto del 1991 in coincidenza con i drammatici eventi russi e fu necessariamente interrotto da vari collegamenti con Mosca.
E ora l’accordo con la Keyfilm per la distribuzione in sala…
Ho mostrato il film in cassetta a Gaetano Reda, che lo ha trovato “un film molto bello“. Per me è stato come un regalo e rivederlo dopo tanti anni al cinema è come se avessi fatto un film nuovo.
Ha girato quattro film su sei in costume, nostalgia per il passato?
Parto sempre da tematiche che mi interessano, non considerando il problema del tempo storico. Del resto il fatto di girare un film in costume non è legato ad un’idea di revival, che tra l’altro non amo. Inoltre quando ho realizzato Ehrengard erano gli anni Ottanta, e non mi sembrava ci fosse qualcosa da raccontare sulla realtà di quel periodo.
Progetti per il futuro?
Ho appena finito di scrivere una sceneggiatura , ma non so ancora quando inizierò a girare. Una cosa è certa: questa volta il prossimo film l’ambiento ai giorni nostri.
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