EMANUELE CRIALESE


Un film che nasce da una leggenda. E’ Respiro, opera seconda del 37enne Emanuele Crialese, selezionata per la Semaine de la Critique di Cannes 2002.
Coprodotto dalla Fandango di Domenico Procacci e dalla parigina Les Films des Tournelles, Respiro è la storia di Pasquale (Francesco Casisa), 13enne capo di un branco di picciotti che passano il tempo a cacciare uccelli con la fionda nella campagna arida e polverosa di Lampedusa.
Nella sua vita c’è un solo padrone, il padre generoso e violento e un grande amore: una madre stravagante, fragile e incompresa interpretata da Valeria Golino, unica star di un cast di non professionisti.

Raccontaci la genesi del film.
Dopo 10 anni passati a New York, dove ho realizzato Once We Were Strangers (Gran Premio della Giuria al Sundance 1998 ndr), sono tornato in Italia per capire come continuare il mio lavoro.
Avevo bisogno di una pausa di riflessione così ho vissuto a Lampedusa per 6 mesi. Lì nessuno parla di cinema ma gli abitanti dell’isola mi hanno raccontato una leggenda locale, tramandata per via orale. E’ la storia di una giovane donna, madre di 3 figli, in una società ancora patriarcale. Tutti la consideravano pazza anche se nessuno sapeva dirmi il perché. Un giorno è scomparsa, la comunità si è sentita in colpa e ha cominciato a santificarla. Ho trasformato il tutto in sceneggiatura, poi l’ho proposta a Procacci che ha accettato.

Il cast è formato perlopiù da non professionisti…
Sì, molti sono abitanti di Lampedusa. Prima di assegnare i ruoli ho chiesto loro di esercitarsi nell’improvvisazione, elemento base di tutta la pellicola. Avevo in mente scene e dialoghi, ma lavorare sull’improvvisazione significa accettare continue variazioni.

Perché hai scelto Valeria Golino per il ruolo della madre?
Valeria mi aveva colpito e affascinato dopo la sua interpretazione di Storia d’amore di Francesco Maselli. Ha il sorriso negli occhi, incarna l’attaccamento alla terra ed era l’unica attrice italiana credibile nel ruolo dell’isolana protagonista di Respiro. Ha accettato di passare dieci giorni a Lampedusa a provare con i ragazzi. Li ha aiutati molto. Per lei è stata un’esperienza difficile ma molto stimolante.

E gli altri attori?
Francesco Casisa l’ho incontrato per caso durante un casting con i ragazzi del progetto Zen di Palermo. Mentre stavo con loro è entrato un 15enne che portava il caffè. Siamo diventati amici e il giorno dopo mi ha portato nella spiaggia di Capaci dove vende il cocco. Nonostante gli oltre 150 provini, ho capito subito che era perfetto per il ruolo del protagonista. E’ una vera rivelazione così come Filippo Pupillo, ragazzino di 9 anni che ho incontrato nell’isola. Parla pochissimo ma ha una forza da Maciste. Assisteva in silenzio agli esercizi di improvvisazione, un giorno gli ho chiesto di provare e ho scoperto un grande attore. Il protagonista maschile invece è Vincenzo Amato, scultore che ho conosciuto a New York.

A chi è ispirato lo stile del film?
A John Cassavetes per l’amore e la fiducia negli attori. Ma ho attinto parecchio anche dall’universo onirico di Fellini e dal realismo e l’autenticità di Rossellini. Respiro ha una dimensione spirituale ma anche un forte radicamento alla terra.

autore
06 Maggio 2002

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