“Volevo indagare l’esperienza di sentirsi stranieri, raccontare lo spaesamento, la sospensione e le contraddizioni quotidiane in cui vivono le persone divise tra la loro cultura d’origine e quella del paese ospitante. In questo percorso riconosco ora una parte di me, quella che, seppur in condizioni di privilegio, ha vissuto all’estero ed è stata ‘straniera, non integrata’ “. Elisabetta Lodoli, regista per la televisione, spiega le ragioni della sua adesione al progetto Le luci di Brindisi. Il suo cortometraggio, Nisansala la tranquilla, è la cronaca di un interno familiare srilankese in Italia.
L’autrice si sta preparando a girare un film con la società Bianca Film: “Stiamo tentando di ottenere un fondo di garanzia, se tutto va bene sarò sul set tra marzo e aprile prossimo”.
E’ una storia vera quella di Nisansala?
Sì, Ninsala è una diciassettenne dello Sri Lanka che ha raggiunto la sua famiglia in Italia due anni fa. I genitori si guadagnano da vivere come domestici, il padre lavora nella casa di una mia amica e così l’ho conosciuta. La giovane ha trovato in Italia una libertà che nel suo paese non avrebbe mai potuto permettersi. Laggiù le donne non escono la sera, né parlano per strada con sconosciuti. Nisansala non vorrebbe mai tornare nel suo paese, ma si scontra in famiglia, in particolare con il padre che le impone di vivere secondo le regole della sua cultura d’origine. A guardarli sembra di rivivere le storie di trent’anni fa del nostro Sud.
Quanti sono i componenti del nucleo familiare?
Sono tre figli, Nisansala è la seconda e l’unica femmina, a parte la madre. Poi ci sono i due genitori.
Nisansala è in conflitto il padre. E la madre?
Ha già vinto la battaglia. Lavora fuori casa e la sua condizione, rispetto al paese dove è nata e ha vissuto, è già una conquista.
Che cosa studia Nisansala e quale comunità frequenta in Italia?
Suona il flauto, è entrata al Conservatorio, dove cerca di frequentare il più possibile i suoi compagni italiani. Le persone come Nisansala sono i nostri futuri concittadini, in parte lo sono già. Con questo corto non volevo parlare degli immigrati che sbarcano clandestinamente, ma di coloro che vivono e lottano da molti anni per un posto da cittadino in Italia. Volevo raccontare i problemi e le difficoltà dell’integrazione oggi e nei prossimi anni.
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