SIRACUSA – Una ragazzina napoletana di 13 anni sogna di diventare un’influencer. Il padre per accontentarla le regala un biglietto per sfilare sul red carpet della Mostra del Cinema di Venezia. È questa la trama del cortometraggio Sognando Venezia, presentato nel Concorso Internazionale Cortometraggi dell’Ortigia Film Festival, dopo l’anteprima alla Mostra di Pesaro (leggi l’articolo). Opera d’esordio della figlia d’arte Elisabetta Giannini (sua madre è la regista Antonietta De Lillo), il corto ha come protagonisti Francesco Di Leva e sua figlia Morena.
Elisabetta Giannini, dove nasce l’idea per il corto?
Ogni tanto mi perdo a girovagare nel web, quando parti da una cosa poi arrivi a tutt’altro. A fine 2020, ho trovato questo sito che vendeva esperienze, tra queste c’era il red carpet a Venezia. Mi aveva molto stupita che non diceva di quale film. Io ero stata a Venezia con mia madre e la vedevo come un’opportunità di studio per vedere più film possibili. Da lì, con l’altra autrice del soggetto e i due sceneggiatori, abbiamo voluto immaginare chi avrebbe potuto comprare questa esperienza.
Quindi, nelle sue visite veneziane, non si è mai concentrata sull’aspetto glamour del festival. Per lei Venezia era solo vedersi cinque film in un giorno?
Esatto, farmi la coda. Cercarne di vederne il più possibile e arrivare al quinto senza capire cosa stai guardando. Per me Venezia era quello.
Sognando Venezia è un titolo che si addice anche a lei, oltre che per la protagonista del film?
Per tutti quelli che come me studiano cinema, il red carpet rappresenta l’Obiettivo, ma nel senso di una gratifica per il lavoro fatto. Il mio unico obiettivo è far vedere il corto al pubblico, che poi è anche la cosa che mi spaventa di più.
Non si vede lì tra qualche anno?
Non lo so. Sono di origine napoletana e sono molto scaramantica (ndr. ride).
Ha subito pensato all’accoppiata padre-figlia per i protagonisti del film?
L’avevamo pensato anche prima di trovare i Di Leva, ma non era una caratteristica esclusiva. Poi proprio su Instagram ho visto un video di Morena Di Leva che giocava con suo padre e ho detto: sono i nostri protagonisti. Non avrei più potuto immaginare qualcun altro per Vittoria e Fabrizio. Il loro è un rapporto reale e credo che sia una delle cose più belle che esce dal corto. Anche per me era importante non giudicare i miei personaggi e, ricreando quell’amore tra padre e figlia, riesci a empatizzare di più.
Come è stato dirigere un attore con tanta esperienza come Francesco Di Leva?
Io sono una persona molto ansiosa, ma poi, conoscendolo, Francesco si mette a disposizione veramente. Dà un sacco di consigli e di input, ma ascolta anche, nonostante la mia poca esperienza. E non è scontato.
Da sempre i giovani hanno avuto sogni di questo tipo, penso alle veline o alle subrette. Cosa è cambiato con i social?
I social secondo me ti fanno credere che questo sogno sia molto più raggiungibile. Aumentano la scala di portata del sogno. Per questo ci tengo alla scena in cui i genitori parlano tra di loro, in cui dicono che non devono per forza pensare al futuro lavorativo della loro figlia. Ha solo 13 anni: facciamola essere felice.
In che modo il linguaggio dei social sta influenzando quello cinematografico? E in che modo lo ha inserito nel corto?
La mia idea di base era che il telefono e la macchina da presa coincidessero quasi sempre, tranne che sul finale, dove sveliamo la realtà. Sta influenzando molto la mia generazione perché sono le immagini che abbiamo sempre davanti agli occhi. Non sono un’amante dei social, ma almeno venti minuti al giorno davanti a Instagram li passo, scrollando. Poi Tik Tok è tutta un’altra storia: ha un linguaggio molto interessante anche dal punto di vista cinematografico e ha ispirato alcune sequenze nel film, perché gioca molto con il montaggio, con le transizioni. Vedo anche mia sorella di 15 anni, che passa le ore a trovare il giusto movimento.
Nel corto ho visto molto di Reality di Garrone. Quali sono le fonti di ispirazione del film?
Reality è stata sicuramente una nostra fonte d’ispirazione. Ancora prima Bellissima di Visconti, ma volevamo che il motore della trama fosse la ragazza, mentre lì era la madre.
Al netto della scaramanzia, qual è il prossimo passo dopo questo corto?
Io nasco come montatrice, adesso sto mondando un’opera prima e sono molto felice. Sono dell’idea che se trovo un’altra storia che voglio raccontare io in prima persona, lo farò.
di Carlo D’Acquisto
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